Il legno di ognuna delle nostre specie forestali è caratterizzato da una struttura, da una tessitura e da un contenuto di linfa e da una composizione chimica specifica. Queste caratteristiche determinano le proprietà del legno. La quercia, per esempio, è nota per possedere un legno particolarmente resistente, mentre il salice è una specie piuttosto flessibile. Il legno di castagno on si decompone molto lentamente a seguito dell'effetto di agenti fungini, a differenza di quanto avviene con il legno dell'ontano.

Quindi non c'è da stupirsi se la maggior parte dei funghi in grado di decomporre il legno si trovano solo su un piccolo numero di specie arboree, essendosi di fatto specializzate su queste specie. La loro crescita e i corpi fruttiferi prodotti variano in funzione del loro ospite e delle dimensioni e del grado di decomposizione dell'elemento legnoso sul quale essi si sono sviluppati. Essi reagiscono inoltre a determinati fattori ambientali connessi con il popolamento forestale, come il microclima (umidità, luminosità) oppure - a seconda della composizione delle specie del popolamento - il contenuto dei minerali del suolo, e pertanto riescono ad insediarsi solo in una regione biogeografica specifica (Küffer et al. 2008). Questo spiega la grandissima diversità delle specie di funghi decompositori del legno.

Un'occhiata a una guida di identificazione dedicata ai funghi lignicoli a forma di crosta è sufficiente per costatare che nell'Europa centrale questo gruppo riunisce all'incirca ben 800 specie. A questo vanno aggiunte circa 100 specie di funghi a mensola, 400 di funghi a lamelle, senza dimenticare gli ascomiceti, tra i quali troviamo oltre 700 specie associate con il legno.

Funghi generalisti e funghi specialisti

Si distinguono tre gruppi di funghi decompositori del legno in base alla loro specializzazione su un determinato ospite. I generalisti sono, come indica il loro nome, poco esigenti in termini di scelta della natura del legno su cui insediarsi. Gli specialisti, per contro, si sono ad esempio perfezionati nella scelta di sole specie legnose di latifoglie da un lato, o di conifere dall'altro. Infine, alcune specie si trovano unicamente su un solo genere arboreo, come il faggio, la quercia, il pino, ecc. Alcuni sono poi addirittura specializzati su un'unica specie, come l'acero di monte o la roverella.

Contrariamente a ciò, le osservazioni raccolte sul campo fanno spesso pensare che alcune specie forestali siano più ricche di altre. Falinski et al. (1996) hanno ad esempio classificato il Parco Nazionale di Bialowieza (Polonia) come "ricco di funghi" ma "povero di specie fungine ".

La banca dati sulla distribuzione dei funghi in Svizzera permette di analizzare per l'intero Paese la diversità in termine di specie di funghi decompositori in funzione delle specie arboree che li ospitano.

Una banca dati "ricca di specie"

All'interno del database FUNGUS, gestito dall'Istituto federale del WSL, sono ben 41'035 [stato al momento della redazione dell'articolo nel 2008 n.d.t] le osservazioni di funghi recensite in maniera dettagliata per quanto riguarda il substrato o la specie legnosa ospitante di ogni specifico fungo. Le indicazioni riportate specificano se il substrato è un rametto, un ramo caduto al suolo, una ceppaia, un sistema radicale sradicato oppure un tronco in piedi o disteso a terra. Inoltre, pure il grado di decomposizione è attentamente annotato (legno provvisto o meno di corteccia, fortemente o debolmente decomposto, oppure albero morto solo di recente). I funghi superiori - siano essi funghi a mensola come quello dell'esca, ma anche i funghi a lamelle quali gli agarici (vedi foto) - sono i gruppi maggiormente rappresentati in questo database.

Per le 1700 specie di funghi presenti nella banca dati FUNGUS, è indicata la specie ospitante. La stragrande maggioranza delle osservazioni è stata fatta su legno morto, in particolare su ceppaie, sui tronchi distesi al suolo, su spezzoni o rami interi caduti a terra. Con 813 specie di funghi, l'abete rosso è la specie arborea che ha l'onore di essere la più ospitale, seguita dal faggio che alberga 735 specie, seguite dall'ontano, dalla quercia, dall'abete bianco e dal pino silvestre. Il tasso, il noce, la robinia e l'olmo sono invece particolarmente povere di funghi. Queste specie, sempre appartenenti alle latifoglie, sono peraltro assai poco presenti nei nostri boschi.

Quanto più si cerca, quanto più si trovano specie ...

I micologi lo sanno fin troppo bene: tanto più le loro osservazioni sono frequenti e accurate, quanto maggiore il numero di specie censite. Il numero di specie fungine identificate per una determinata specie arborea dipende dalla quantità di legno morto ispezionato appartenente a questa specie. Questo è facilmente verificabile attraverso la banca dati: il numero di osservazioni di funghi per specie è infatti fortemente correlato con il numero di specie fungine (r2 = 0,866 su una scala logaritmica). Quanto più si eseguiranno delle osservazioni per ogni tipo di substrato, tanto maggiore sarà il numero di specie censite dal database per questo substrato. Tuttavia, per il faggio, l'abete rosso e l'ontano (in ordine di ricchezza discendente, vedi figura 3), il numero di specie fungine censite risulta essere significativamente superiore rispetto a quello previsto da questa equazione. In effetti, le foreste svizzere sono composte prevalentemente da abete rosso (39,2%), da faggio (18,3%) e da abete bianco (10,9%) (Brassel & Brändli 1999), mentre le tre specie autoctone di ontano (bianco, nero e verde) insieme rappresentano solamente il 2,2% della superficie boschiva.

Due sono i parametri rilevati durante l'Inventario Forestale Nazionale (IFN) che caratterizzano la composizione delle specie: il numero di fusti e la provvigione (volume di legname). Quest'ultimo comprende l'intero volume dei fusti legnosi ad esclusione del legname commercializzabile [> a 7 cm di diametro, n.d.t.] appartenente ai rami e della ramaglia. Questi due parametri rispecchiano comunque solo limitatamente le reali condizioni in termine di volume del substrato legnoso idoneo allo sviluppo dei funghi, in quanto spesso essi di insediano piuttosto sui rami e sulle parti di fusto caduti al suolo, elementi legnosi che di fatto l'IFN rileva solo parzialmente. Oltre a ciò si deve considerare che spesso le utilizzazioni forestali intense finiscono per privare gran parte dei funghi del loro habitat potenziale. Da questo punto di vista, la distribuzione in funzione della specie offre un quadro alquanto diverso. Tenendo conto della quantità proporzionalmente limitata di legno di salice, di ontano, di sorbo degli uccellatori e del sorbo bianco disponibile, queste specie risultano essere piuttosto ricche di specie di funghi, mentre l'abete rosso, il larice e l'abete bianco, assai più diffuse, ne sono invece piuttosto povere. L'impressione empirica che sia più facile trovare funghi sul legno di latifoglie piuttosto che su quello delle conifere trova pertanto conferma.

Se si cerca di individuare una relazione generale tra ricchezza di specie di funghi in una determinata specie legnosa ospitante e le caratteristiche di questo legno, si costata che esiste una relazione relativamente semplice e logica con il peso del legno essiccato per unità di volume. In generale, esiste una debole correlazione negativa tra la densità del legno e il numero di specie fungine ospitate. In altri termini, sulla base dei nostri dati e se si escludono le due specie arboree più ricche di specie fungine (abete rosso e faggio), più un legno è pesante e pertanto duro, meno specie fungine tenderà ad ospitare.

Conclusioni

La diversità specifica dei funghi associati al legno morto è molto alta in Svizzera. L'abete rosso e il faggio da soli ospitano ciascuna oltre 700 specie e sono pertanto da considerare come particolarmente ricche. Pure sul tasso, specie considerata come estremamente resistente contro i funghi decompositori del legno, sono comunque state identificate 18 specie. La stretta relazione tra il numero di osservazioni e il numero di specie per ettaro suggerisce che siamo ancora lontani dall'aver recensito tutte le specie. Continuiamo quindi a tenere gli occhi aperti per scoprire nuove specie!

    Allo stato attuale delle nostre conoscenze, possiamo affermare che dell'abbondante offerta di legno morto di abete rosso e di faggio in Svizzera approfittano molte specie di funghi. I decompositori associati a queste due specie dispongono di un elevato potenziale di substrato. Diverse specie fungine che dipendono anche da condizioni microclimatiche particolari in termini di temperatura e umidità trovano anch'esse la loro nicchia ecologica su queste due specie arboree.

    Tenendo conto delle limitate quantità di legno a disposizione, il substrato legnoso appartenente a specie come il salice, l'ontano, il sorbo degli uccellatori e il farinaccio sono particolarmente attraenti per i funghi. Queste specie di latifoglie sono tuttavia poco frequenti in Svizzera, ma sono comunque da considerare come proporzionalmente assai ricca di specie fungine. Un attento esame dei loro rami caduti a terra permette infatti spesso di scoprire una o più specie interessanti.

    Nel loro insieme le specie appartenenti alle latifoglie sono più ricche di specie rispetto alle conifere in quanto il loro legno in genere si decompone assai più rapidamente. Sembra infatti che a causa di questo decadimento accelerato, sul legno delle latifoglie la competizione tra le diverse specie fungine risulta essere minore rispetto a quanto avviene sulle conifere. L'analisi dei nostri dati dimostra che le esigenze ecologiche che vanno in questo senso, come ad esempio quelle richieste per una certificazione FSC, sono giustificate. Queste richiedono per esempio l'incremento delle specie arboree pioniere come i salici e gli ontani e la salvaguardia degli arbusti durante i tagli rasi e nelle cure colturali. Tali provvedimenti vanno in ogni caso a beneficio sia della diversità specifica in generale che quella dei funghi in particolare.

    Riferimenti
    • Brassel, P. Brändli & U.-B. (Hrg.), 1999: L'Inventario Forestale Nazionale svizzero. Risultati del secondo rilevamento 1993-1995.
    • Falinski, J. B. & W. Mulenko, 1996: Cryptogamous plants in the forest communities of Bialowieza National Park. Phytocoenosis 8: 75 –110.
    • Küffer, N.; Gillet, F.; Senn-Irlet, B.; Aragno, M. & D. Job, 2008: Ecological determinants of fungal diversity on dead wood in European forests. Fungal Diversity 30: 83–95.

    Traduzione: Fulvio Giudici (S. Antonino)