Il recupero delle selve castanili del Moesano (Cantone dei Grigioni, Svizzera) è un’operazione che ha avuto successo e che ha permesso la ripresa della filiera produttiva delle castagne, la principale fonte di sostentamento dei nostri antenati. Per raggiungere questo obiettivo, il gruppo regionale "Associazione del Castanicoltori della Svizzera Italiana" ha collaborato attivamente con l’Ufficio foreste e pericoli naturali, con i vari Comuni e i proprietari privati interessati, con il Servizio forestale del Moesano, oltre che con numerose persone attive nell’ambito del Servizio civile, della disoccupazione e del volontariato.

"Ripristinare la filiera produttiva del castagno nel Moesano e valorizzare una delle principali fonti di sostentamento delle passate generazioni", questa era la sfida di chi ha creduto e da diversi anni si è impegnato nel promuovere i recupero dei castagneti da frutto del Moesano.

Fare "rivivere" le vecchie selve di castagno

In questo ambito il gruppo regionale Moesano della "Associazione dei Castanicoltori della Svizzera Italiana" ha assunto il ruolo di guida. Esso ha organizzato la raccolta, la lavorazione delle castagne, promuovendo la produzione di prodotti di alta qualità. Nel 2013 si è avviata la raccolta organizzata facendo ricorso a persone che prestavano il Servizio civile presso l’Ufficio cantonale grigionese Natura e Ambiente, operazione seguita da ulteriori lavorazioni eseguite da disoccupati nell'ambito di un programma di impiego che ha interessato l’intera regione del Moesano.

Come conservare le castagne

Per mantenere il loro valore i frutti devono essere vagliati, lavati e conservati. Per preservarle, le castagne subiscono la cosiddetta "novena", durante la quale, per nove giorni, i frutti freschi e sani vengono mantenuti in acqua, che viene sostituita tre volte. Le castagne che galleggiano vengono scartate in quanto mangiate dalle larve, mentre quelle sane vengono dapprima asciugate e poi suddivise per classe di grandezza (calibrate) un'ultima volta. Appese in sacchi di Juta in un luogo asciutto e buio, le castagne possono così venire conservate fino al mese di marzo successivo.

Festa del Arbol

Il progetto ha peraltro avuto un importante riconoscimento sociale, grazie al coinvolgimento attivo di persone iscritte alla disoccupazione. Dal 2014, ogni anno viene poi organizzata una sagra e una festa popolare della castagna, organizzata a rotazione nei diversi villaggi della regione. Questa "Festa del Arbol", dedicata alla cultura della castagna, nell’autunno del 2017 ha già raggiunto la sua quarta edizione. L'espressione dialettale "l'Arbol" è tradizionalmente dedicata unicamente al castagno, l’albero “per eccellenza". Durante queste sagre, una parte delle castagne raccolte viene arrostita sul fuoco e offerta ai visitatori nei classici cartocci conici contenenti i "caldi marroni". Oltre a questa componente conviviale e culinaria, in tale occasione viene presentata la cultura e la storia associate al castagno e alle castagne, grazie a varie iniziative e visite guidate all’interno delle Selve. Durante entrambe le prime feste della castagna organizzate a Soazza, a Castaneda (Valle Calanca) e anche in seguito durante la sagra dell’autunno del 2016 a San Vittore il notevole afflusso di visitatori ha testimoniato il grande interesse del pubblico nella cultura del castagno.

La "Grà di Dro Alt": un metato riutilizzato dopo tanto tempo

Ma che cosa accade alle castagne più piccole, che non vengono consumate direttamente? Nel 2016, è stato aggiunto un importante tassello al mosaico del progetto di valorizzazione del castagno: il restauro e la rimessa in funzione della "Grà di Dro Alt", uno specifico essiccatoio esistente nel Comune di San Vittore. La cosiddetta "Grà" è un piccolo edificio di pietra adibito all’essiccazione delle castagne. La costruzione della "Grà di Dor Alt", che non è più stata utilizzata per decenni, grazie a un esame dendrocronologico di alcune travi di legno, è stata datata ad un periodo compreso tra il 1590 e il 1610.

Eseguiti sotto la direzione del Servizio Forestale del Moesano, i lavori di ristrutturazione sono stati finanziati dal servizio del Beni culturali e dal Fondo svizzero del paesaggio, dal Circolo forestale San Vittore/Calanca, da due aziende private, oltre che dal versamento di numerosi sostenitori privati.

Una componente all'aria aperta del Museo del Moesano

Il Museo del Moesano si prende a carico il funzionamento del metato di Dro Alt. La “Grà" è già divenuta un pilastro all'aperto del museo. Comunque, oltre all'edificio, anche i castagni plurisecolari hanno oramai assunto un valore quasi museale.

Nell'ottobre 2016, grazie all'aiuto di esperti e dei volontari della regione più anziani che ne conoscevano il funzionamento, la “Gra” è tornata in funzione dopo 50 anni di inattività. Il graticcio di legno sopraelevato è stato riempito con circa 300 kg di castagne di provenienza dell’intero Moesano. Vari volontari si sono alternati durante tre settimane per mantenere acceso il fuoco, i cui fumi hanno mantenuto in funzione l’essiccatoio giorno e notte. Il prodotto finale, le castagne secche che possono essere conservate per una lunga durata, è stato messo in vendita in vari negozi e ristoranti della regione.

Durante quattro anni sono stati raccolti e valorizzati mediamente oltre 700 kg di castagne. L'iniziativa di riqualifica e rilancio della cultura del castagno, che era stata quasi completamente dimenticata nel Moesano, ha un impatto che va ben oltre il valore aggiunto materiale generato dai prodotti realizzati con i frutti di castagno: la cultura la storia legata al castagno hanno ripreso linfa e vigore grazie ad attività aggregative di volontariato con elevata valenza sociale. Il futuro mostrerà quali ulteriori opportunità si apriranno grazie ai positivi riscontri e all'ampio sostegno finora ottenuti.

Traduzione: Fulvio Giudici, Sant’Antonino