In Ticino si sta diffondendo sempre più soprattutto attorno ai laghi Ceresio e Verbano. Occupa giardini, scarpate stradali e rive del lago; dove compare e soffoca alberi interi. La sua presenza ha importanti conseguenze negative sui costi di manutenzione di infrastrutture, sulla biodiversità e sulla funzione protettiva del bosco. Grazie ad una specifica ed efficare tecnica meccanica di lotta (taglio del colletto) e a controlli regolari la pianta può essere eliminata, va in ogni caso ricordato che intervenendo molto presto si aumenta il tasso di sucesso.
Descrizione
Il Kudzu (Pueraria lobata) è una liana rampicante perenne con foglie trilobate (famiglia delle leguminose - Fabaceae) originaria del sud-est asiatico che si caratterizza per una crescita estremamente veloce: fino a 26 cm al giorno e 20 m all’anno! Il Kudzu forma un grande sistema di liane verticali e orizzontali. I nodi radicanti delle liane orizzontali possono sviluppare dei tuberi sotterranei che formano una riserva di nutrienti e di acqua e che possono raggiungere dei volumi e dei pesi ragguardevoli fino a 180 kg. I nodi possono separarsi dalla pianta madre per sviluppare nuovi individui autonomi (sistema di riproduzione generativa simile alle fragole). Con la crescita in verticale e l’esposizione diretta al sole, il Kudzu forma dei fiori di colore viola riuniti in grappoli dai quali si sviluppano dei baccelli pubescenti di colore marrone scuro con 3-10 semi ognuno (i semi maturi si distinguono da quelli acerbi grazie ad un colore più scuro). Considerato il tasso di germinazione dei semi particolarmente alto pari a circa 75% e la capacità di sopravvivere anche per diversi anni, la formazione di una banca semi nel terreno è molto probabile.
Storia e distribuzione
Storicamente la Pueraria lobata trova un uso tradizionale nella cucina cinese e come medicina contro diverse malattie. Il potenziale invasivo della pianta è stato largamente sottovalutato; infatti, nella prima metà del secolo scorso il Kudzu è stato coltivato massicciamente nel sud-est degli Stati Uniti sia come protezione contro l’erosione nei campi agricoli esauriti dalla produzione intensiva di cotone sia come foraggio per il bestiame.
Diffusione in Svizzera
In Svizzera il Kudzu è presente solo al Sud delle Alpi. La prima segnalazione in Ticino risale all’anno 1956. Grazie a numerosi monitoraggi che si sono susseguiti dal 2006, è stato possibile costatare un aumento sia del numero di focolai conosciuti sia della superficie occupata: da 21 focolai (15'290 m2) nel 2006 a 55 focolai (43'000 m2) nel 2018, più di 60 nel 2020 e 70 occorrenze (53,770 m2) nel 2025; dati rilevati dalla Sezione forestale cantonale). Tutti i focolai si trovano nel Cantone Ticino, ad eccezione di uno a San Vittore nei Grigioni (eradicato nel 2010), e sono registrati iin una banca dati cantonale, aggiornata periodicamente, che informa, per esempio, sulla localizzazione, sulla presenza di semi e sullo stato dei lavori di lotta. 30 focolai interessano l’area boschiva, 12 producono semi e 14 hanno un’estensione maggiore di 1'000 m2. Entro il 2020, in 12 anni, sia il numero di focolai che sia la superficie totale occupata sono più che raddoppiati e la superficie dei singoli focolai è aumentata mediamente del 68 %. Cinque focolai sono stati eliminati entro il 2020 completamente entro il 2020. Secondo Andrina Rosselli, nel 2025 ci saranno 16 popolazioni con una superficie superiore a 1000 m2; in 33 popolazioni è stata osservata la fioritura, ma solo in quattro siti sono state trovate anche piantine.
Un'infestazione può interessare solo una singola pianta su una superficie di pochi metri quadrati, ma può anche estendersi fino a ricoprire completamente un terrapieno stradale con oltre 9000 m2 di kudzu impenetrabile (vedi fig. 1).
La maggior parte dei focolai di Kudzu si concentra attorno ai laghi Verbano e Ceresio, dove il clima è favorevole al suo sviluppo (estati con temperature elevate e inverni miti). La presenza di focolai situati in zone periferiche come la Valle Onsernone e la bassa Leventina è invece da attribuire probabilmente allo smaltimento abusivo di scarti vegetali.
Conseguenze ambientali
Il clima caldo e la mancanza di antagonisti (insetti fitofagi e agenti patogeni) hanno favorito la grande espansione della pianta che in poco più di 60 anni ha coperto oltre 3 millioni di ettari con un grado di aumento di 50 000 ettari all'anno., creando die danni economici di almeno 500 000 $ all'anno.
Anche alle nostre latitudini gli effetti indesiderati della Pueraria lobata dominano, difatti come rampicante è in grado di sfruttare qualsiasi supporto verticale (alberi, muri, lampioni) per espandere il suo raggio di azione e creare così un’intricata e fitta copertura che porta alla morte, per mancanza di luce, di tutte le specie sottostanti. A causa di queste caratteristiche la Pueraria lobata è ora citata nella lista delle One Hundred of the World’s Worst Invasive Alien Species ed elencata nella Lista delle specie invasive (Info Flora 2021). Il comportamento invasivo non crea solo dei costi elevati di manutenzione delle infrastrutture e di superfici aperte (per esempio campi agricoli, scarpate stradali e giardini) ma causa anche dei danni alla biodiversità. In bosco porta alla morte degli alberi sui quali si arrampica e impedisce la rinnovazione naturale creando un denso tappeto. In boschi con funzione protettiva la presenza del Kudzu è molto preoccupante perché essendo una liana non ha un effetto di protezione contro i processi gravitativi (frane, caduta sassi e valanghe). Non va inoltre dimenticato l’aumento del rischio d’incendio nel periodo invernale a causa della grande quantità di materiale combustibile (liane secche) tra il suolo e le cime degli alberi.
Le modalità di lotta
Grazie a numerosi anni di ricerca e sperimentazione è stato possibile identificare i migliori metodi di lotta sia meccanica sia chimica. In ogni caso va ribadito che la lotta di tipo meccanico è da preferire a quella chimica perché non limitata da prescrizioni legali e priva di effetti negativi collaterali di natura ambientale.
La lotta meccanica si esegue tramite il cosiddetto “taglio del colletto”, che consiste nella separazione dell’apparato radicale dalla liana superficiale qualche centimetro sotto il colletto (il nodo principale) che contiene le gemme vegetative potenzialmente capaci di formare dei nuovi ricacci. Le liane a crescita verticale sono di solito tagliate a circa un metro di altezza da terra, così facendo seccano perché non sono più a contatto col terreno. Sulla base delle ultime esperienze maturate in campo, si propone nel primo anno d’intervento un 1° taglio del colletto entro maggio, seguito da almeno due controlli in luglio e in settembre con l’eliminazione degli eventuali ricacci. Nel caso sia presente un fitto sottobosco, una preventiva pulizia del terreno in inverno è opportuna per ottenere un suolo pulito e facilitare quindi l’identificazione immediata delle piantine di Kudzu. Le liane tagliate possono essere accatastate e lasciate in loco a seccare, ma solo nel caso in cui sia possibile impedire un diretto contatto col terreno. In caso contrario il materiale deve essere smaltito presso un termovalorizzatore. Il trasporto in discariche vegetali è proibito poiché il pericolo di propagazione è elevatissimo. Il controllo regolare della superficie negli anni successivi (due volte all’anno ad inizio e fine estate) è essenziale per raggiungere l’obiettivo dell’eliminazione totale della pianta.
La lotta chimica è possibile in due modi: tramite l’applicazione di un prodotto omologato a base di Triclopir (concentrazione finale 2%) nel mese di agosto sulle foglie dei ricacci della pianta tagliata tre settimane prima oppure pennellando il prodotto direttamente sulla sezione della liana appena tagliata, così l’erbicida è applicato in modo mirato e in quantità molto ridotta.
L’efficacia delle due metodologie (meccanica e chimica) è notevole. In entrambi i casi, il numero di nodi si riduce da subito drasticamente o addirittura si azzera (chimica). Già a partire dal secondo anno d’intervento il tempo impiegato per la lotta e per i controlli regolari diminuisce rapidamente. Per monitorare l’efficacia della lotta ogni intervento è registrato in dettaglio in un formulario di controllo, nel quale sono specificati i tempi, i modi, i periodi e le quantità di Kudzu eliminato.
Iniziare l'eradicazione
Il Kudzu in Ticino ha superato la fase di naturalizzazione ed è ora in quella di espansione. Prima che la situazione diventa incontrollata e i costi di lotta esplodano, è opportuno procedere con l’eradicazione definitiva di questa invasiva. Nel 2018 il Servizio forestale cantonale ha attuato un progetto test che ha interessato 14 focolai di dimensioni e tipologie varie per poter quantificare i costi di lotta. Dal 2019 è in corso un progetto cantonale per l'eradicazione del kudzu.
Difficoltà
A dipendenza della localizzazione del focolaio, l’intervento di lotta e l’organizzazione dei lavori possono rivelarsi particolarmente complessi. L’intervento in focolai situati su rocce strapiombanti, lungo i corsi d’acqua, i muri di controriva delle strade come pure lungo le rive del lago richiedono particolari misure di sicurezza (lavori in corda) e d’organizzazione (regolazione del traffico o utilizzo di chiatte). Scarti vegetali depositati illegalmente nel bosco o sulle scarpate stradali impediscono la ricerca efficace dei nodi radicanti e devono quindi essere rimossi all’inizio dei lavori con un costo supplementare. Inoltre grandi superfici liberate dal Kudzu diventano spesso terreni facilmente colonizzabili da altre neofite invasive come l’ailanto (Ailanthus altissima), la fitolacca (Phytolacca americana), la buddleja (Buddleja davidii) o ancora il Poligono del Giappone (Reynoutria japonica). Perciò è fondamentale gestire attivamente queste neofite da subito e prevedere una semina immediata o la messa a dimora di specie autoctone.
Attenzione: quando si combatte questa specie, bisogna fare attenzione a pulire accuratamente gli attrezzi e i veicoli in modo che le parti della pianta che sono rimaste sugli stessi, non asportate e possano eventualmente ricrescere altrove.
Conclusione
La Pueraria lobata è una neofita molto invasiva con degli effetti negativi importanti sul nostro ambiente e in particolare sul bosco di protezione. Grazie a metodi di lotta efficaci e praticabili, l’eliminazione del Kudzu in Ticino è un obiettivo ancora raggiungibile ma deve essere perseguito tempestivamente e con tutte le forze, affinché questa pianta non possa espandersi ulteriormente. L’obiettivo di eradicazione non deve valere solo per il Kudzu a livello cantonale, ma localmente per tutte quelle neofite invasive ancora poco diffuse.
Il Gruppo di lavoro cantonale per gli organismi alloctoni invasivi (GL OAI) è grato per eventuali segnalazioni di nuovi focolai, da notificareutilizzando la pagina www.ti.ch/neobiota.
Per la bibliografia dettagliata sull'argomento, si prega di fare riferimento all'articolo originale.
La situazione cinque anni dopo
Il metodo di lotta utilizzato si è rivelato estremamente efficace. Dopo un primo intervento complesso sulle rispettive aree, il carico di lavoro è diminuito notevolmente. Ogni anno vengono effettuati uno o due controlli sulle aree per verificare la ricrescita. Su 14 aree è stato possibile eradicare con successo la presenza di kudzu, ovvero non si è verificata alcuna ricrescita per cinque anni. Altre 25 aree sono sulla buona strada. Un anno dopo il primo intervento, anche qui non sono state più rilevate liane. Considerato che nelle aree interessate potrebbe essersi formata una banca di semi permanente nel terreno, le aree saranno controllate anche nei prossimi anni per verificare l’esistenza di ricrescite o di nuove piante. Altre 30 aree sono attualmente in fase di eradicazione in Ticino. Nel 2024 sono state ancora trovate liane in queste aree.
Grazie ai metodi di lotta costanti, praticabili ed efficaci, l'eradicazione del kudzu in Ticino è sempre più vicina. Interventi continui e controlli successivi garantiscono la sostenibilità degli sforzi e dei successi ottenuti finora.













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