Erosione e frane superficiali minacciano l’uomo, gli edifici e le vie di comunicazione. Nell’ultimo ventennio singoli eventi hanno causato danni fino a 100 milioni di franchi mietendo addirittura delle vittime. Con i cambiamenti climatici questi eventi estremi saranno ancora più frequenti così come le frane superficiali.

Con un progetto condotto dal Fondo nazionale svizzero (FNS) nell’ambito del Programma nazionale di ricerca Uso sostenibile della risorsa suolo (link in francese) un gruppo di ricercatori del Istituto federale di ricerca WSL e del Politecnico federale ha cercato di capire come la vegetazione, in particolare il bosco, influenza la stabilità dei versanti e come si possono prevedere meglio – e se possibile evitare – gli smottamenti con mezzi semplici ed economici.

I ricercatori si sono concentrati sulle misure biologiche, nello specifico piante e funghi micorrizogeni (micorrize) fondamentali per la stabilizzazione del suolo. Per i loro studi hanno fatto capo a una banca dati nella quale sono documentate accuratamente oltre 700 frane e hanno poi completato le loro valutazioni con esperimenti sul campo e in laboratorio. In particolare, hanno confrontato le varie strutture del bosco e hanno analizzato con un apparecchio per prove a sollecitazione di taglio, appositamente sviluppato, le forze che innescano fenomeni franosi su suoli con o senza copertura vegetale.

Sulla base di queste ricerche sono riusciti a collegare tra di loro in un nuovo modello la meccanica del suolo, l’effetto stabilizzante delle piante, le forme di selvicoltura e l’uso del suolo. Con una procedura semplice sono ora in grado di spiegare come si formano gli smottamenti nelle zone boschive. Questa base permette inoltre di stabilire quale tipo di vegetazione offre la migliore protezione contro le frane superficiali.

Le micorrize aumentano la stabilità dei pendii

Sono soprattutto i boschi ricchi di specie con apparati radicali diversificati e alberi di età e dimensioni diverse a incrementare la stabilità del suolo. Lo studio mostra inoltre che i versanti con una copertura vegetale ottimale e un suolo ancorato da radici restano stabili fino a una pendenza di 5° superiore rispetto ai pendii senza vegetazione.

Presentano invece criticità le radure con una lunghezza superiore a venti metri nella linea di caduta. Le micorrize fungine che vivono in simbiosi con piante e alberi possono migliorare l’effetto stabilizzante delle piante e possono essere usate durante i rimboschimenti e i ripopolamenti.

La cura del bosco, una misura di protezione efficace

Nel caso della violenta alluvione che ha colpito Sachseln nel 1997, i ricercatori hanno allestito una stima dei costi per la cura dei boschi di protezione e la prevenzione delle frane superficiali e l’hanno confrontata con l’importo totale dei danni pari a circa 120 milioni di franchi: se il 10-25 percento di questa somma fosse stato investito nella cura corretta delle foreste, sarebbe stato possibile evitare danni ingenti per un secolo.

Il rapporto pubblicato oggi è inteso quale ausilio ai fini della pianificazione di provvedimenti selvicolturali e di bioingegneria per gli operatori forestali e altri professionisti del settore o per le persone interessate. In particolare, riassume i risultati più importanti per la pratica, descrive accuratamente gli esperimenti e i calcoli e fornisce raccomandazioni concrete sulla cura del bosco.