Distribuzione

Presente in quasi tutta l’Europa, il pioppo nero attualmente è comunque una delle specie arboree più minacciate d’estinzione in Svizzera. In seguito alle perturbazioni delle zone alluvionali dovute principalmente alla costruzione di opere d’arginatura, ai pompaggi di acqua dalle falde acquifere e dall’estrazione di ghiaia, ma pure a causa degli incroci con le forme di pioppo ibride, questa specie pioniere tipica delle foreste ripuali rischia in effetti di scomparire.

Il suo ruolo ecologico

Come il suo cugino salice, il pioppo nero gioca un ruolo ecologico di primo piano, vista la sua ricca e diversificata e entomofauna. Sono in effetto oltre 500 le specie ospitate dal genere Populus. La Tortrice, la Saperda, la Crisomela, il Bombice o la Sigaraia sono solo alcune delle specie più conosciute, specie di insetti alle quali si aggiungono centinaia di specie parassite di queste ultime!

Le grandi dimensioni del pioppo nero e la formazione di numerose cavità durante l’ultima parte della sua vita creano nella sua chioma e nel suo tronco degli habitat apprezzati ad esempio dal picchio, dal nibbio bruno, dal falco subbuteo (o lodolaio), oppure dai pipistrelli, dagli scoiattoli o dalle martore. Valer la pena infine sottolineare la capacità tutt’altro che trascurabile del pioppo nero di fissare i metalli pesanti presenti nel suolo.

Miti e simbologia

Nell’antichità il pioppo nero era associato al regno dei morti, l’ingresso del quale era delimitato da pioppi neri. Nella mitologia greca rappresentava l’albero di Persefone, dea dei morti incontrata da Ulisse durante il suo viaggio nell’Oltretomba. Un'altra leggenda racconta che un giorno Fetonte, figlio del sole, trovando il carro del padre incustodito, se ne appropriò per guidarlo nel cielo, ma avvicinandosi alla terra causò molti incendi nei boschi. L'ira di Giove fu tale che, per punirlo, gli scagliò contro un fulmine. Fetonte, colpito, cadde nel fiume e le sue sorelle, le Eliadi, piansero lungamente per il dolore. Giove allora, preso da compassione, le trasformò in Pioppi allineandole lungo l'argine del fiume Eridano. Tuttora in primavera dalle gemme dei Pioppi cadono goccioline di resina che simboleggiano le lacrime delle Eliadi. Il Pioppo si trova peraltro anche nel calendario Celtico, coprendo i periodi dal 4 all’8 febbraio, dal 1° al 15 di maggio e dal 5 al 13 di agosto.

Facendo un passo avanti nel tempo, è a Napoleone che si deve attribuire la folgorante progressione della razza italiana di pioppo nero, varietà a crescita rapida introdotta in Francia a partire dal 1745. Egli la fece piantare in grande stile un po’ lungo tutte le strade francesi percorse dalle sue armate, per evitare che esse marciassero in pieno sole d’estate e per migliorare il loro orientamento durante l’inverno.

Impieghi del pioppo nero ieri e oggi

All’inizio della nostra era, il celebre medico greco Galieno raccomandava già di usare una pomata a base di gemme di pioppo per curare le infiammazioni cutanee e le emorroidi. Anche al giorno d’oggi le proprietà anti-inflammatorie, diuretiche e calmanti degli estratti di gemme di pioppo nero sono sfruttate per curare diverse affezioni dolorose. Le stesse gemme servono alla fabbricazione di sciroppi contro la tosse e di tonici ricostituenti da prendere nella stagione primaverile. In Occidente, esse rappresentavano la principale fonte di resine e di oli essenziali delle quali le api traevano alimento per produrre la propoli, una sostanza resinosa da loro raccolta, che possiede virtù terapeutiche assai conosciute ed apprezzate. Caratterizzati da un gusto piuttosto amaro, gli estratti di corteccia erano poi utilizzati quali succedaneo della chinina, che notoriamente possiede proprietà toniche. Inoltre il carbone prodotto con il legno di pioppo nero era utilizzato come antisettico intestinale.

Le utilizzazioni del legno di pioppo nero sono relativamente limitate, non solamente perché i suoi tronchi sono in genere contorti e nodosi, ma specialmente perché il suo medesimo legno si conserva piuttosto male nel tempo. Nel passato veniva impiagato per la fabbricazione di tavole per soffietti utilizzati nelle forge, sfruttando il fatto che il suo legno non si deformava durante l’essiccazione. Come nel caso dell’ontano e dell’olmo, la tradizione vuole che il legno di pioppo nero venisse utilizzato per la costruzione dei patiboli ed era pertanto considerato come un legno "maledetto".

Leggero, tenero e agevole da lavorare, esso viene specialmente utilizzato per produrre contropannellature, imballaggi, in genere usati a scopi alimentari (frutta e formaggi) e per fabbricare pannelli di fibre, mentre più di recente è stato usato anche per fabbricare coperchi bio-degradabili. Pochi sanno peraltro che il legno di pioppo è stato usato da Leonardo da Vinci per dipingere la sua celebre Monna Lisa.

Meno conosciuti sono gli usi dei batuffoli cotonosi delle infiorescenze di pioppo utilizzati per riempire cuscini oppure quale materiale da isolazione. Non per nulla nel continente Nordamericano le specie arboree facenti parte del genere Populus si chiamano tuttora "cottonwood" (alberi del cotone). Contrariamente al polline di pioppo, che viene prodotto contemporaneamente, questi batuffoli di pioppo non sono una fattore allergizzante nel senso immunologico del termine, anche se in qualche caso il loro contatto con la pelle può provocare una reazione irritante.

Qual’è il futuro del pioppo nero?

Oltre alla protezione delle zone alluvionali e alla revitalizzazione dei corsi d’acqua, questa specie beneficia ugualmente dei provvedimenti mirati alla conservazione delle risorse genetiche, per esempio nell’ambito del progetto SEBA coordinato dalla SPFZ in collaborazione con l’Istituto federale di ricerca WSL di Birmensdorf. Parallelamente il progetto partecipa al programma EUFORGEN, una rete europea di interscambio di informazioni sul pioppo nero. Questo progetto, consacrato alle specie arboree rare in Svizzera, ha permesso tra l’altro di realizzare un Inventario dei pioppi neri geneticamente puri, allo scopo di proteggere gli alberi esistenti e di fornire delle giovani piantine da coltivare ed impiantare nei progetti di rinaturazione.

Le prime stime prudenti sono piuttosto rassicuranti, visto il censimento di oltre 65’000 individui. Questa specie è dunque meglio rappresentata in Svizzera rispetto a quanto si temeva qualche anno fa. Non è comunque raro il caso in cui neppure gli esperti stessi riescono a distinguere ad occhio nudo un pioppo nero da una forma di pioppo ibrido. E’ per questo motivo che i ricercatori del WSL hanno sviluppato un test del DNA rapido e facile da mettere in opera. La partita non è comunque ancora vinta e deve proseguire nel tempo per garantire il salvataggio di uno degli abitanti più emblematici e caratteristici delle nostre foreste alluvionali.

Se Victor Hugo scriveva che "il pioppo è come l’alessandrina, una delle forme classiche della noia", è molto probabilmente perché il grande scrittore non conosceva realmente il pioppo nero ed il suo importante ruolo a tutela degli ecosistemi, non riuscendo a percepirne la potenza della sua silhouette, solitaria e caratteristica delle rive dei corsi d’acqua, rivolta con piglio maestoso verso il cielo.

Carta d'identità

Nome latinoPopulus nigra (dal latino populus, cioè popolo, denominazione che probabilmente viene dalla tradizione dei Romani di piantarlo nei luoghi pubblici, rendendo dunque questa specie molto popolare. Il nome della "Piazza del Popolo" a Roma deriva in effetti dall’antica presenza di alberi di pioppo.
Nomi comuniPioppo nero
FamigliaSalicacee
Speranza di vitaalbero poco longevo (al massimo 100 fino a 150 anni)
Altezzada 30 fino a 35 m
Portamentoforma slanciata (specie gli esemplari maschi) o addirittura "fastigiata" nella varietà "italica"
Troncofino a 2 m di diametro
Ramii rami grossi sono piuttosto massicci, con rametti giovani giallastri e glabri
Cortecciaspessa, fessurata o solcata in senso verticale, grigia scura tendente al nerastro; fusto spesso ricoperto da gibbosità, marezzature o rami epicormici
Gemmedisposte in posizione aderente ai rametti, le gemme sono in genere viscose, glabre e di colore brunastro
Fogliesono lunghe circa 8 cm, hanno un lungo picciolo ed una forma variabile da quella triangolare romboidale, a triangolare con apice acuminato. Di colore verde tendente sul bruno, esse sono intere, lucide nella lamina superiore, più opache e glabre nella superficie inferiore. Possiedono un margine seghettato e sono posizionate in modo alternato e disposto a spirale lungo i rami.
Riproduzionespecie dioica con esemplari maschili e femminili. Le infiorescenze maschili sono costituite da amenti pensili di colore rosso porpora e lunghi una decina di centimetri. Appaiano in marzo-aprile, prima della foliazione. I fiori femminili sono più corti ed esili, provvisti di stigmi di colore rosastro o rossastro. La propagazione avviene anche per via vegetativa, tramite trasporto di talee e rametti da parte dell’acqua o di uccelli, oppure con margotte o polloni radicali.
Frutticapsule a due carpelli, che si aprono verso il mese di giugno. I semi, che sono racchiusi all’interno di un batuffolo di cotone idrofobo, sono dispersi dal vento e anche dall’acqua.
ToponimiaPobbia, Pove, Povedo, Povolo, Polade, Topol, Trembio,

Traduzione: Fulvio Giudici, Camorino