I lavori forestali sono tuttora una delle attività più soggette al rischio di infortuni. Da sempre - e ben prima dell’avvento dei i vestiti anti-taglio – era usuale impiegare degli elmetti industriali per proteggersi dalla caduta di rami dagli alberi (fig. 1).

Inizialmente, questi caschi non erano dotati di nessuno degli accessori oggi conosciuti. Tuttavia, il guscio era allora sottoposto a dei test di resistenza conformemente alle norme DIN 4840.

Alla fine degli anni '70 del secolo scorso, le motoseghe erano ormai assai diffuse ed era quindi necessario proteggere gli occhi contro la proiezione di scaglie, grazie all’introduzione di dispositivi appositamente studiati per proteggere il viso. A tale scopo veniva usata una visiera a rete in plastica, agganciata al casco tramite dei fori presenti sulla superficie del guscio. Si trattava di un assemblaggio poco stabile alla luce delle norme attuali, che non forniva peraltro il confort che conosciamo oggi. In seguito vennero aggiunte le cuffie anti rumore, attualmente fissate al casco tramite elementi che le abbinano alla visiera di protezione.

Un approccio radicalmente nuovo è quello del "Protos", un futuristico casco della ditta Pfanner (fig. 4). Esso è progettato specificamente per i lavori silvicolturali e presenta degli accessori che sono completamente integrati nella struttura, in contrasto con i modelli fino ad ora conosciuti, nei quali gli accessori venivano aggiunti a un normale casco di cantiere. E' ancora troppo presto per dire se si tratta di una tendenza che si affermerà nel futuro, ma in ogni caso il mercato era in grande fermento per l’arrivo di questo casco.

Dispositivi di protezione individuale

Prima della loro commercializzazione, le moderne protezioni combinate della testa, quali "componenti" dei Dispositivi di Protezione Individuali (DPI) sono sottoposte a una ampia gamma di test, per verificarne l’idoneità e il rispetto degli obiettivi di sicurezza. Questo è quanto richiedono i test denominati "esame CE del tipo", un must per tutti i modelli che fan parte dei DPI.

Come vengono testati i caschi?

I gusci degli elmetti vengono testati secondo la norma EN 397, i cui requisiti principali sono presentati qui di seguito. La posizione delle parti mobili del casco deve poter essere modificata senza l’uso di attrezzi, e l’insieme non deve presentare bordi taglienti che possono venire a contatto con l’utilizzatore.

Gli spazi aperti intorno alla testa, sono anch’essi disciplinati. La distanza verticale tra la testa e il guscio non deve essere superiore a 5 cm, condizione necessaria per garantire una corretta stabilità del casco.

Per assicurare un'adeguata ventilazione, l’imbottitura interna deve lasciare uno spazio circostante di almeno 25 mm. Per lo stesso motivo, è necessaria una distanza di almeno 5 mm tra la testa ed i bordi laterali del casco.

Tra gli addetti ai lavori una questione spesso dibattuta è quella dei fori di ventilazione, la cui superficie totale non deve superare i 450 mm2. Gli elmetti da arrampicata impiegati nell’arboricoltura devono possedere una superficie di aerazione di almeno 400 mm2. In pratica, in questo caso, i fori sono significativamente più grandi e numerosi rispetto ai caschi di tipo industriale. Usando caschi simili, la testa rimane naturalmente più al fresco. Tuttavia, questi caschi da arrampicata di solito non sono omologati quali elmetti industriali e, pertanto, il loro impiego non è consentito per svolgere lavori sul terreno, anche se la loro resistenza risulta essere paragonabile, se non superiore.

Assorbimento degli urti, comportamento al fuoco, protezione dell’udito e della vista

L'interno del casco è spesso dotato di strisce tessili collegate a quattro o sei punti di fissaggio. Queste strisce dovrebbero essere larghe almeno 15 mm nei modelli a sei punti di attacco, o di almeno 18 mm per quelli con quattro punti di fissaggio, in modo che l'energia di un impatto sia sufficientemente ripartita.

Per misurare la capacità di assorbimento degli urti, un peso di 5 kg viene fatto cadere sul casco da un'altezza di un metro. La struttura del casco deve riuscire ad assorbire e attenuare l’urto, in modo che la finta testa collocata all'interno del casco subisca una forza massima di 5 kN.

Vengono inoltre misurate la resistenza alla perforazione, testata facendo cadere da un'altezza di un metro un oggetto appuntito di 3 kg, oltre che il comportamento in caso di fuoco. Esistono inoltre dei test supplementari facoltativi, tra i quali il comportamento a basse temperature (-20° C o -30° C), che per i lavori forestali hanno una certa rilevanza.

La visiera o protezione del volto viene testata tramite la proiezione di sfere d'acciaio. Una visiera a rete deve avere almeno 15 fori per cm2 per evitare la formazione di condensa e per permettere una visione sufficiente. I comuni caschi forestali sono provvisti di visiere a rete metallica, di plastica, oppure di metallo perforato chimicamente. In particolare, queste ultime si distinguono per l’ottima trasmissione della luce, anche se esse sono tra le più costose.

Le cuffie paraorecchie da fissare al casco sono testate secondo la norma EN 352 parte 3, o parte 6 quando sono provviste apparecchiature per le comunicazioni radio. Nel secondo caso, infatti, il casco serve la doppia funzione di protezione e di cuffie radio. In tal caso viene testata primariamente la protezione acustica in combinazione con un casco particolare: la rispettiva omologazione è quindi valida solo per questa specifica combinazione. Le combinazioni con le stesse protezioni auricolari con altri caschi sono quindi sottoposte a dei test semplificati. Non è quindi possibile combinare liberamente le cuffie di protezione acustica con diversi caschi, perché la pressione d’appoggio e dunque il relativo grado di insonorizzazione rischiano di non essere più gli stessi.

Scegliere la protezione acustica corretta

Le cuffie per la protezione auricolare sono spesso messe sul mercato con diversi valori di riduzione acustica. La riduzione è espressa mediante l'indice SNR (Single Number Rating), o più recentemente con il triplo indice HML (Alto / Medio / Basso). Per il rumore provocato da una motosega, dell’ordine di 105 dB (A), in più adeguato è il valore HML.

"Durante i lavori, i livelli di rumore prodotti dalla motosega subiscono forti variazioni dovute al cambiamento di regime del motore. Nella raccolta del legname, il livello sonoro continuo equivalente è di 98 dB(A). Se si calcola un tempo di esercizio della motosega di 4 ore effettive al giorno, per una motosega corrente il risultato sulle 8 ore equivale a un livello sonoro di 95 dB (A) (2007 Hartfiel)". Nello stesso articolo, Hartfiel calcola a titolo di esempio che, per i lavori forestali, i valori delle tre cuffie di protezione acustica Peltor Optime I, II e III soddisfano i requisiti della nuova ordinanza tedesca sulla protezione dei lavoratori concernente il rumore e le vibrazioni. Ciò significa che, quando si lavora con una motosega, per evitare il rischio di danni alla salute a causa del rumore è sufficiente una cuffia antirumore che presenta in indice HML di 32/23/15 dB (A). Questi calcoli sono stati effettuati secondo la norma GUV-R 194 dell’istituto tedesco di assicurazione contro gli infortuni.

Una iper-protezione dovrebbe tuttavia essere evitata, in quanto può impedire di udire gli avvertimenti e gli allarmi sonori da parte dei colleghi, oltre che creare un senso di disagio.

Il label KWF

Globalmente, i moderni mezzi di protezione della testa combinati offrono all'utilizzatore molteplici variazioni, pur essere di alto valore. I test e i label KWF garantiscono che essi soddisfano correttamente le funzioni per le quali essi sono stati realizzati, e ciò per un lungo periodo di tempo. A tale scopo, i caschi vengono sottoposti a dei test di durata intensiva, durante i quali dei professionisti esperti li utilizzano in condizioni reali, valutandoli sulla base di una lista di 18 criteri. Sono soprattutto la ventilazione e i raccordi con le protezioni acustiche che presentano spesso le maggiori lacune. Tutti i prodotti che hanno superato con successo i test elencati figurano sul sito web del KWF, assieme ai relativi reporting dei test.

Traduzione: Fulvio Giudici, Sant Antonino