Nel 1875, una Commissione del Consiglio degli Stati evidenziò nel suo rapporto sul progetto della "Legge federale sulla caccia e la protezione degli uccelli" la necessità di porre un freno allo sconsiderato metodo di sterminio a cui la caccia si era allora abbandonata. L’anno precedente, con la revisione della Costituzione, la Confederazione aveva ottenuto non solo il massimo controllo sulla polizia delle foreste ma anche la facoltà di promulgare disposizioni di legge in materia di conservazione della selvaggina grossa come pure in materia di protezione degli uccelli utili per l’agricoltura e l’economia forestale.

Una Svizzera quasi senza fauna selvatica

A quel tempo c’era ben poco da conservare:

  • Lo stambecco esisteva solo come animale araldico. Nella prima metà del XIX secolo, gli ultimi esemplari erano scomparsi dalle zone di rifugio del Vallese. Per la specie fu fatale soprattutto l’impiego in campo farmaceutico. Quasi tutte le parti del corpo, e perfino gli escrementi, venivano utilizzati come farmaco nella cura di tutti i possibili malanni.
  • Intorno al 1850, anche il cervo si era quasi del tutto estinto sul territorio nazionale. Solo nel Cantone Grigioni, alcuni esemplari sparsi riuscirono a sottrarsi alla pressione della caccia e al restringimento dello spazio vitale.
  • Oggi, si è in dubbio se il capriolo fosse del tutto o in parte estinto. "Eccezione fatta per alcuni gruppi, in Svizzera è estinto", così si legge in Albert "Brehms Thierleben" del 1892.
  • Solo i camosci hanno resistito, anche se in numero limitato e in zone di rifugio dall’estensione notevolmente ridotta. Nel 1875, l’estinzione totale appariva solo una questione di tempo. Nel messaggio del Consiglio federale alla prima legge sulla caccia si legge che l’inseguimento più selvaggio e lo sterminio più radicale era quello perpetrato dagli Alpini.

I progressi riguardanti la tecnologia delle armi come pure la distruzione dei boschi erano all’origine dell’estinzione degli ungulati selvatici. La riduzione dei popolamenti aveva avuto inizio già nel XVIII secolo. Quando nel 1798 in seguito alla Rivoluzione francese furono soppressi i privilegi di caccia, ci fu un nuovo incremento della pressione sulla fauna selvatica. Anche se la libertà di caccia fu nuovamente abolita nel 1804, l’attuazione fu tumultuosa, così che il numero dei capi selvatici continuò a diminuire. La prima legge federale sulla caccia varata nel 1875 portò delle limitazioni alle stagioni di caccia. Fu proibito l’abbattimento di camosci femmina accompagnati da piccoli; le femmine dei caprioli e dei cervi furono poste sotto tutela. Quanto agli stambecchi, sia il genere femminile che maschile fu posto sotto stretta tutela, in ogni luogo e in ogni tempo.

Dietro a questa legge sulla caccia ci furono forti interessi economici. I Cantoni volevano aumentare i proventi derivanti dal rilascio delle licenze di caccia e dai canoni di affitto per le riserve di caccia secondo il motto "Senza fauna selvatica nessun cacciatore".

Protezione solo per la selvaggina «utile»

Durante la consultazione parlamentare fu affrontato il tema dell’utilità o della dannosità delle singole specie, in particolare degli uccelli. Nel messaggio si rileva con disappunto che gli specialisti del settore non avevano risolto la controversia sulla classificazione delle specie e sulla loro utilità o dannosità. Per esempio, la cicogna è un vorace predatore che perseguita spietatamente piccoli uccelli e pesci o un uccello utile perché mangia anche i serpenti? E come stanno le cose per i merli che sterminano gli insetti nocivi, ma che mangiano anche l’uva delle vigne? Non ci fu alcun dibattito sugli orsi, sui lupi, sulle linci, sulle lontre, sulle aquile e sui gipeti barbuti che erano altrettante specie ad alto rischio d’estinzione. All’epoca furono considerati animali pericolosi nonché concorrenti dei cacciatori. La loro tutela sarebbe stata addirittura illegittima.

La prima legge sulla caccia del 1875 portò a termine il suo obiettivo. Il camoscio si diffuse nuovamente. Il cervo fece ritorno dall’Austria, il capriolo dalla Germania meridionale. Intorno al 1920, il capriolo riprese a popolare la maggior parte del Giura e dell’Altopiano, arrivando nel 1930 ai margini delle Alpi. Per i boschi di montagna, indeboliti dagli sfruttamenti selvaggi dei secoli precedenti, fu un bene che i caprioli avessero fatto ritorno così tardi poiché ebbero il tempo di recuperare. L’avidità con cui i caprioli si lanciano sul bosco giovane avrebbe sicuramente vanificato delle opere di rimboschimento. "Con l’attuale densità di fauna selvatica il rimboschimento sarebbe stato escluso", così scrisse nel 1985 Hansjürg Steinlin, professore di scienze forestali nel suo "Strategia globale per l’economia forestale e di lavorazione del legno.

Bandite - aree di protezione e ripopolamento degli animali selvatici

Con la legge sulla caccia del 1875 furono create anche le prime bandite federali. In esse, la Confederazione impose uno stretto controllo della fauna selvatica. Le bandite sono state il seme del ripopolamento. Ancora oggi, in alcune zone di montagna la caccia vive dell’eccesso di capi faunistici provenienti dai popolamenti protetti. Anche le prime colonie di stambecchi furono create in queste aree di protezione e di ripopolamento.

Bandite federali di caccia

Dalla protezione al management

Oggi il capriolo popola di nuovo tutta la Svizzera fino al margine dei boschi e i suoi popolamenti faunistici registrano il record storico. Nei secoli scorsi, neppure i camosci, i cervi e gli stambecchi erano numerosi come oggi. Nel 1962, in occasione della revisione della legge sulla caccia, furono introdotte per la prima volta disposizioni in materia di prevenzione e risarcimento dei danni da selvaggina. Il principio secondo il quale era necessario aumentare i popolamenti rimase tuttavia saldo.

Solo nel 1988 quest’obiettivo fu abbandonato. Da allora, la conservazione della molteplicità delle specie è lo scopo primario. I popolamenti di selvaggina non devono continuare a crescere, bensì devono essere regolati sotto il profilo venatorio. I nuovi orientamenti sono contemplati nella circolare 21 del 1995 della Direzione federale delle foreste in seno all’UFAM. Essa contiene i principi di una regolamentazione dei popolamenti rispettosa dei dettami biologici, un vero e proprio management della fauna selvatica. I Cantoni sono tenuti ad osservare tali disposizioni se intendono continuare a usufruire dei sussidi federali e delle ulteriori misure di incentivazione in materia forestale.

Si richiede una regolamentazione opportuna per il bosco e per la fauna selvatica: il bosco deve poter rinnovarsi naturalmente senza che sia necessario ricorrere alle dispendiose misure di protezione, cioè con tutte le specie arboree presenti in modo naturale in un determinato luogo, anche quelle che i caprioli brucano con gusto. Ciò riguarda soprattutto gli abeti bianchi, particolarmente importanti nei boschi di protezione in quanto specie dalle radicazione profonda.

La composizione dei popolamenti faunistici deve corrispondere a uno stato prossimo alla natura. Ciò significa p. es. un rapporto equilibrato tra i sessi - per questo le capre e i caproni devono essere abbattuti - e una composizione naturale sotto il profilo dell’età. I cacciatori possono quindi anche abbattere gli animali giovani. In certi territori essi sono affiancati dalla lince. Questo nemico naturale del capriolo è stato incluso nella politica di conservazione del bosco.

La statistica federale della caccia

Tabella: Numero di animali in Svizzera 2015 (Fonte: La statistica federale della caccia)
 Abbattuti Selvaggina mortaEffettivo
Capriolo42'37415'290121'372
Cervo11'657112735'358
Camoscio11'649141593'813
Stambecco115054917'774