La nocciolaia: un forestale con le piume

La nocciolaia (Nucifraga caryocatactes) per decenni è stata denigrata, screditata e cacciata, ritenendola responsabile per la scomparsa del Pino cembro nell’arco alpino. Che errore madornale!

Siamo in pieno inverno in Engadina. Con un portamento che parrebbe calmo, stoico e orgoglioso, da secoli gli alberi di pino cembro sopportano sui propri rami il carico della neve. Il pino cembro, chiamato anche cirmolo, è considerato il principe delle Alpi. Esso è in grado di sopportare temperature fino a -45° C, rendendo il cembro la specie arborea delle Alpi più resistente al gelo. Già a una temperatura di -5° C riesce a produrre i carboidrati di cui necessita per la sua crescita. Qui, nelle cembrete dell’Engadina alcuni esemplari raggiungono un'età di oltre 1'000 anni e riescono a crescere anche a quote di 2’400 m s.l.m.

Grazie al loro temperamento di specie pioniere sono i primi alberi che crescono nella fascia del limite superiore della foresta, in stazioni dove devono fronteggiare valanghe, colate detritiche e cadute di sassi. Spesso i fulmini o i carichi di neve pesante provocano la rottura dei cimali, causando la formazione delle caratteristiche chiome che si biforcano in più fusti. Sono necessari almeno 40, ma a volte anche 90 anni affinché i cembri riescano a produrre o primi frutti, le pigne, che maturano e cadono al suolo solamente al terzo anno. Solamente ogni 5-7 anni gli alberi presentano una produzione abbondante di pigne, durante il cosiddetto “anno di pasciona”. Durante questi anni i cembri "inondano" letteralmente i boschi con i loro semini, molti di più rispetto a quelli che i vari animali che si nutrono di semi riescono a mangiare.

Terreni acidi ricchi di aghi quale substrato di sementazione

Il pino cembro cresce lentamente, ma con il tempo riesce comunque a superare il suo principale rivale, il larice, specie arborea dalla crescita rapida e fortemente esigente in fatto di luce. Nel corso degli anni gli aghi dei larici che cadono al suolo formano un tappeto spesso di strame non decomposto. Su questo substrato di humus grezzo e acido non riescono a germinare neppure i semi del larice stesso. Questo è il momento del Cembro, i cui semi ricchi di sostanze nutritive riescono comunque a germinare anche sul suolo acido e povero di nutrienti dello strato di lettiera composto dagli aghi, riuscendo poi a fare penetrare le proprie radici nel terreno sottostante. In questo modo gli alberelli di pino cembro riescono gradualmente a insediarsi nei lariceti puri, crescendo lentamente ma costantemente all'ombra dei larici. Dopo un paio di secoli il bosco misto di larici e pino cembro si trasforma in cembreta pura.

Il pino cembro sta scomparendo

Per molto tempo l'intensità di utilizzazione del Pino cembro è stata maggiore rispetto al suo lento ritmo di crescita. In questo modo, attorno al 1900, nelle Alpi molti soprassuoli plurisecolari di pino cembro erano scomparsi o fortemente falcidiati. Tagli rasi estesi per la produzione di legna da ardere e dissodamenti mirati alla creazione di terreni per il pascolo, così come lo sfruttamento intensivo del suo legname profumato per fabbricare rivestimenti, mobili, contenitori per latticini oppure oggetti scolpiti e intagliati hanno minato fortemente la sopravvivenza del pino cembro. Inoltre anche i danni arrecati agli alberi durante la raccolta delle pigne e quelli provocati dal pascolo caprino hanno contribuito notevolmente alla distruzione delle cembrete.

Di conseguenza furono avviati vasti programmi di riforestazione. Alle popolazioni locali venne imposto il divieto di raccogliere i semi e le pigne del cembro, pratiche fortemente diffuse fino ad allora. Schiere di lavoratori pagati e strettamente sorvegliati dalle autorità forestali furono incaricate di raccogliere i semi per riprodurre il cembro nei vivai. Le popolazioni potevano acquistare solamente i sacchi di semi raccolti in eccedenza.

Alla ricerca di un capro espiatorio

Ben presto fu trovato il (presunto...) principale colpevole del declino dei popolamenti di Pino cembro. Si trattava di un uccello piuttosto vivace ed intelligente, provvisto di un piumaggio di colore marrone-nerastro segnato da macchioline bianche e di un becco forte: la nocciolaia. Il "più pericoloso nemico" e "maggiore calamità" del Pino cembro: in tal modo Martin Rikli ha definito la nocciolaia nel suo libro del 1909 "Die Arve in der Schweiz" (il Pino cembro in Svizzera). Domenic Feuerstein nella sua pubblicazione del 1939 "Der Arvenwald von Tamangur” (La cembreta di Tamangur) accusa addirittura la nocciolaia di essere "un vorace predatore, un abitante intollerabile o un ospite miserabile” dei boschi di cembro. Un’ordinanza governativa emanata dal Cantone dei Grigioni imponeva l’abbattimento della nocciolaia in tutto il territorio dei Grigioni, pratica premiata con 1 franco per ogni volatile soppresso e finanziata per la metà facendo ricorso ai mezzi stanziati dalla Confederazione.

Quando questo "avido abitante delle cembrete" divenne meno numeroso molti speravano seriamente che le popolazioni di Pino cembro potessero finalmente riprendersi. Solamente nel 1961 la caccia alla nocciolaia venne abolita, allorquando nuove ricerche scientifiche, che fecero scalpore, rivelarono l'errore clamoroso. Esse mostrarono che non solo la nocciolaia non danneggia il Cembro - al contrario: essa è addirittura indispensabile al suo ringiovanimento e fondamentale per garantire la sua diffusione!

Questa acquisizione non era tuttavia così inaspettata in quanto sia il Rikli che il Feuerstein avevano riconosciuto, seppur in modo esitante, che la nocciolaia non doveva essere troppo demonizzata. Così il Rikli ammise che "non poteva negare che (...) la nocciolaia avesse un ruolo significativo (...) per la diffusione del Pino cembro", in particolare "grazie alla pratica di accumulare scorte di semi, che non riesce più a ritrovare successivamente".

Questa diffusione tramite semi nascosti nelle terreno era descritta dal Feuerstein 1939 in modo quasi patetico: "... e grazie a queste dimenticanze alcuni piccoli cembri riescono a germinare...". Anche se sottolineava che tuttavia "in questo sistema di raccolta di semi da parte della nocciolaia non sembra esserci nessuna pianificazione o intenzione particolare". Ciononostante riteneva "stupefacente osservare come il nostro Creatore, malgrado il peccato di questo uccello, tutto questo abbia comunque un senso (...), considerato che la nocciolaia, nonostante la sua sciagurata pratica votata allo sperpero, sia comunque un uccello utile."

Diffusione dei semi contro la forza di gravità

La ragione di questo apprezzamento della nocciolaia da parte del Rikli risiede nella questione chiave di come sia possibile diffondere al di fuori di un areale di presenza attuale una specie come il Pino cembro, provvista di semi pesanti e privi di ali. Senza l'intervento della nocciolaia, infatti, il Cembro potrebbe riprodursi solo verso valle, a seguito del trasporto per gravità dei coni e dei semi da parte di valanghe, colate detritiche o dalla corrente dei torrenti. Solamente la nocciolaia è infatti in grado di operare la diffusione dei semi contro l'effetto della forza di gravità. Questo volatile è in grado di trasportare i coni e i semi anche a quote poste al di sopra del limite superiore degli alberi. Lassù, infatti, il pino cembro ha la possibilità di crescere quasi senza concorrenza, anche se le condizioni ambientali sono avverse.

Il fabbro del Cembro

Su un blocco roccioso privo di neve e al di sotto di un albero di Cembro sepolto dalla neve si possono scovare delle pigne, dei semi e delle scaglie di cembro quasi ammucchiati. I coni emanano un delicato profumo di resina, quasi ci si ritrovasse in una fiaba dedicata alle fate. Tra le chiome di un albero si ode un certo trambusto: come se qualcuno avesse spaventato la nocciolaia mentre stava lavorando come un "fabbro". Che si tratti di una roccia, una ceppaia oppure un ramo la nocciolaia utilizza questi appoggi come se fossero un'incudine e usando il suo potente becco come uno scalpello stacca le scaglie della pigna, estraendone poi tutti i semi con il becco, accumulandoli poi all'interno del proprio gozzo.

La nocciolaia prende il volo con quasi 100 semi di cembro nel gozzo. Entro un raggio di 15 chilometri li deposita in numerosi magazzini, quale scorta per l'inverno. Grazie a questo sistema le ghiandaie creano ogni anni all'incirca 10'000 nascondigli superando anche 600 metri di dislivello. Circa l'80 fino al 90 per cento dei semi immagazzinati vengono ritrovati dall'astuto uccello entro l'autunno - anche se a volte esso deve addirittura scavare una galleria inclinata all'interno della spessa coltre di neve. Comunque, di solito, la nocciolaia sceglie i nascondigli per le proprie dispense laddove gli accumuli di neve sono inferiori, oppure dove la neve si scioglie prima: ad esempio attorno a formazioni rocciose esposte a sud che accumulano calore, oppure all'interno dei vecchi ceppi d'albero cavi.

La nocciolaia e il Pino cembro - si tratta senz'altro un rapporto simbiotico esemplare che porta vantaggi sia al "forestale con le piume" che al "Principe delle Alpi".

Traduzione: Fulvio Giudici, Camorino