Presenza e diffusione

Tutte le querce appartengono alla famiglia delle Fagaceae. In tutto il mondo sono conosciute quasi 600 specie di quercia, delle quali 27 sono presenti in Europa. In Svizzera, naturalmente, sono presenti le seguenti quattro specie:

  • Farnia (Quercus robur)
  • Rovere (Quercus petraea)
  • Roverella (Quercus pubescens)
  • Cerro (Quercus cerris), solo in Ticino

La quercia rossa (Quercus rubra) è stata introdotta dall’ America e in alcune regioni è stata piantata anche quale specie forestale. Il leccio (Quercus ilex) è invece originario del mediterraneo ed è piantato come albero ornamentale anche se, di tanto in tanto, riesce ad inselvatichirsi. Importanti dal punto di vista selvicolturale sono principalmente la farnia e la rovere. La farnia, secondo l’Inventario Forestale Nazionale svizzero IFN3, rappresenta lo 0,9% dell’intero volume di legna (provvigione) presente in Svizzera; la quota del rovere ammonta invece all’1,2%.

Sia il Rovere che la Farnia si trovano su tutta la maggior parte del territorio europeo, con l’esclusione della Scandinavia settentrionale e del Mediterraneo meridionale. Contrariamente al rovere, la farnia si spinge maggiormente verso est, con un areale di diffusione che raggiunge la Russia.


    Il rovere privilegia stazioni da secche a fresche situate fino a quote di circa 1’500 m s.l.m. e con suoli profondi. La farnia preferisce invece stazioni con umidità variabile o sature d'acqua, come quelle situate nelle pianure golenali.

    Aspetto

    La forma di crescita delle querce varia molto in funzione delle condizioni stazionali. Nei popolamenti densi delle foreste a vocazione di produzione di legname (Fig. 2), le querce possiedono una chioma ampia composta da rami che si spingono verso l’alto, sorretti da un fusto colonnare, per lo più diritto e privo di rami, ricoperto da una corteccia grigio marrone uniformemente e profondamente fessurata. Tali querce ed in particolare la farnia, possono raggiungere anche i 40 m di altezza. Nei parchi le querce non raggiungono altezze simili ma tendono a sviluppare una chioma più ampia.

    Imponenti sono in particolare le querce che crescono nelle radure dei boschi o al di fuori delle foreste (Fig. 1). Si tratta di individui che possiedono tronchi fino a 3 m di diametro dai quali si diramano numerosi rami nodosi e contorti e che formano una chioma assai estesa. Con simili ampie chiome e un’altezza da 20 a 30 metri, queste alberi maestosi riescono a caratterizzare in modo evidente il paesaggio.

    Le querce possono raggiungere un'età da 600 a 1000 anni, anche se la Farnia è tendenzialmente più longeva rispetto al Rovere. Le più vecchie querce conosciute sono la "Femeiche" che cresce a Erle, nei pressi di Raesfeld (D), con un’età stimata a 1’500 anni ed la Farnia di Norra Kwill (Svezia) che possiede un tronco con una circonferenza di 14,80 metri. In Svizzera la più vecchia è probabilmente una Farnia di oltre 600 anni che ha una circonferenza di 7,20 metri che si trova a Felsberg (GR). [N.d.t.: nel Comune di Chatillon (JU) è segnalata la “Chêne des bosses” che avrebbe oltre 1'000 anni e che possiede un tronco con una circonferenza di 8,40 m].

    Fiori, foglie, frutti

    Le querce sono piante monoiche, che possiedono dunque i fiori maschili e femminili sullo stesso albero, anche se separati gli uni dagli altri (Fig. 3). La loro fioritura avviene da metà aprile, periodo che per il Rovere è ritardato di circa due settimane, rendendo questa specie meno vulnerabile alle gelate primaverili rispetto alla Farnia. Tuttavia, entrambe le specie di quercia fioriscono solo a partire dall'età di 50 a 60 anni.

    I frutti, costituiti dalle ghiande che maturano tra settembre e ottobre, sono la caratteristica che meglio permette di distinguere le due specie. Le ghiande, che pesano circa tre grammi, mantengono la facoltà di germinare solo per poco tempo. Sulla Farnia si osservano da 1 a 3 ghiande di forma cilindrica e provviste da un unico lungo picciolo che dà il sinonimo alla specie di “quercia peduncolata”, mentre invece le foglie possiedono un picciolo molto corto e direttamente attaccato al rametto.

    Per il Rovere vale esattamente l’inverso: le ghiande, un po’ più piccole e raggruppate da 2 a 6 in forma di grappoli, sono prive di picciolo e sono quindi direttamente unite ai rametti. Le foglie del Rovere, lunghe da 8 a 12 cm e larghe da 5 a 7 cm, sono disposte in modo alternato e provviste di un picciolo lungo 1-3 cm (Fig. 4). Spesso il Rovere trattiene le foglie sui rami durante tutto l'inverno (Fig 1), perdendole poi solo in primavera, caratteristica che le conferisce l’appellativo di "Wintereiche" (quercia invernale, in lingua tedesca).

    Impiego del legno

    Il legno della quercia ha gli anelli ben visibili ed è quindi di tipo poroso. Il colore del durame del Rovere è marrone scuro, legno assai richiesto per la produzione di legno compensato nobile e può pertanto raggiungere prezzi fino a CHF 10’000.- /m³ (Fig. 5). Il legno delle querce è duro, resistente ed estremamente durevole, caratteristiche che lo predispongono sia per usi all'interno, che all'esterno per opere di ingegneria naturalistica, traversine ferroviarie oppure come paleria. Per le costruzioni navali il legno di quercia era considerato come "il padre delle navi", tanto popolare e richiesto da determinarne, in molte regioni, la quasi totale sparizione. Cosa non sorprendente, considerato che per costruire una sola fregata (una nave da guerra a tre alberi) era necessario tagliare all’incirca 2000 tronchi di quercia! Per la conservazione e l’affinamento di vini, cognac, sherry e whisky la costruzione di botti di legno di quercia vanta una tradizione di ben 3 millenni (Fig. 6).

    Per molti secoli i boschi di querce venivano coltivati più per i frutti e la corteccia, che per la produzione di legname. Le cosiddette “Lohhecken” (espressione di origine lussemburghese composta dai nomi Louh = tannini e Hecken = siepi, n.d.t.) erano formazioni forestali gestite per diversi secoli sia come ceduo, con i tronchi che venivano “cercinati” e privati della corteccia ogni 20 anni, sia per le ghiande. La corteccia staccata veniva essiccata, estraendo poi gli acidi tannici, presenti con una proporzione variabile tra l’8 e il 20%, a loro volta utilizzati per la concia e la tintura di pellame animale. Le ghiande erano invece molto apprezzate quale foraggio per il bestiame suino, per il gusto particolarmente apprezzato e saporito che esse conferivano a alla carne, alla pancetta e agli insaccati. Un detto popolare declinato un po’ in tutte le lingue suggeriva che "…sulle querce crescono i migliori prosciutti". I cosiddetti “Acherum”, erano luoghi soggetti a leggi severe nei quali venivano fatti ingrassare i suini e nei quali era tradizione calcolare il valore delle foreste di quercia in base al numero dei maiali fatti pascolare.

    Varie ricerche hanno dimostrato che nell’Età della Pietra le ghiande venivano raccolte e conservate in grande stile quale riserva alimentare per sopravvivere durante l'inverno. Esse contengono per il 38% amidi, accompagnati da oli (lipidi), zuccheri e proteine. Nonostante la difficile digestione a causa del loro contenuto di tannini, le ghiande erano quindi un alimento completo che, in tempi di carestie e di guerre, potevano essere trasformate in farina poi impiegata per "allungare" farine composte da vari cereali. Ancora nel 20° secolo le ghiande venivano poi utilizzate come surrogato del caffè. Solo con l’introduzione in Europa della patata importata dagli spagnoli dal Sudamerica attorno al 1740, le ghiande persero la loro importanza. Anche i suini vennero sempre più spesso foraggiati con i residui delle patate.

    Etimologia

    Nelle regioni germaniche o germanofone il termine tedesco “Eiche” deriva da "eih" o "eik" (tedesco antico), "ac" (anglosassone), "ek" (Frisia), "Eke" e "Eike" (bassa Germania) oltre che dal termine analogo "Ache", "Aich" e "Oache" (Svizzera e Baviera). [N.d.t.: Secondo Wikipedia, la parola che indica il Genere “quercus”, proviene intatta dalla lingua sarda (chercu), che a sua volta risale a una radice indoeuropea (perkwu-). L'italiano quercia (toscano querce) risale a una forma aggettivale (arbor quercea), mentre molti dialetti italiani hanno una forma (cerqua), presente anche in vari toponimi toscani. Il francese chêne risale invece al gallico cassǎnus].

    Molti toponimi ci ricordano l'esistenza di questo imponente albero. Sia nelle regioni germanofone: “Eich” (Fig. 7), Eichwald, Eichtal, Eichberg, Eichholz, Eichenmühle, Eien, Eybach, Schöneich ed “Hard” (corrispondente ai boschi aperti di quercia); che in quelle francofone: Chêne, Chêne-Bougeries, Cheney. [N.d.t. Per la Svizzera italiana numerosi sono i riferimenti al Querceto, al rovereto e ai termini dialettali “roro”, “roru” o “rouru”. Il sostantivo "roveréto” deriva dal latino “roborētum”= bosco di roveri, che nelle varianti Rorè, Rored, Roredo, Rover, Roverédo e Rovereto è presente nella toponomastica del Ticino, della Mesolcina e dell’Italia settentrionale].

    Inoltre, diversi cognomi derivano dalla quercia: Eicher, Eichler, Eichinger, Eichenberger, Eichenroth, Eichmann e, naturalmente, il noto poeta e scrittore Freiherr von Eichendorff. [N.d.t.: in Italia è conosciutissima la famiglia nobile dei “Della Rovere”].

    Diversi animali hanno pure nomi che fanno riferimento alla quercia, come nel caso dei “quercini” (una specie di ghiro) o di quelli riferiti alla lingua tedesca degli Scoiattoli (Eichhörnchen), o di numerosi coleotteri (Eichenbock, Eichenprachtkäfer), cinipidi (Eichengallwespe) o lepidotteri (Eichenprozessspinner, Eichenwickler). La ghiandaia (Eichelhäher) è infine un uccello che per i suoi rifornimenti invernali raccoglie fino a 11 chili di ghiande. Tra i funghi troviamo il Porcinello (Eichen-Rotkappe) che deve il suo nome alla sua designazione latina di Leccinim quercinum.

    Importanza selvicolturale ed ecologica della quercia

    Dal punto di vista selvicolturale le querce sono alberi che amano la luce e che vengono coltivati in forma di fustaia secondo turni che attualmente si aggirano sui 160 fino a 200 anni, quindi decisamente onerosi e impegnativi. Dal momento che da giovani sono sensibili al gelo, alla pressione della neve e al danneggiamento da parte di selvaggina ungulata, i querceti hanno bisogno di cure piuttosto intense. Inoltre, tendono facilmente a formare succhioni o rami epicormici. La fraseologia "ci vuole fortuna, affinché una piccola quercia diventi grande" dice tutto! I boschi di querce imponenti appagano decisamente la vista, non solo dei forestali (fig. 8). Nella Regione collinosa tedesca della Spessart, dove si racconta che Carlo Magno abbia più volte cacciato, prospera probabilmente una delle più belle foreste di rovere dell’intera Europa.

    Un altro querceto storico è la foresta Colbert presso Tronçais (dipartimento francese dell’Allier, nella Regione dell’Auvergne). Per garantire le forniture di legname alla Marina francese, Jean-Baptiste Colbert avrebbe piantato questa foresta per volere del Re Luigi XIV°. Visto che nei secoli successivi le navi vennero costruite in acciaio, questi maestosi querceti vennero preservati dall’abbattimento.

    In Svizzera sono famose le foreste di querce del crinale a sud del Lago di Costanza (le Güttinger-Eichen), note per la produzione di legname di qualità eccellente. Curiosa è pure la storia dei Querceti di Galmwald, situati nel pressi di Morat (FR). Queste foreste, in origine appartenenti alla città di Berna, vennero cedute al Cantone di Friborgo nel 1811. I cinque Comuni confinanti con esse rinunciarono tuttavia a riscattare queste proprietà boschive. Di conseguenza, questa proprietà boschiva di circa 255 ettari venne attribuita al Demanio forestale cantonale andando a formare un unico, nuovo Comune, l'unico in Svizzera composto unicamente da area forestale, pur non contando nessun abitante! Il rappresentante unico di questo Comune geografico, che non è quindi Comune politico, è l'ingegnere forestale di circondario locale. Per preservare il prezioso patrimonio genetico composto principalmente da boschi di Rovere, nel 1993 nel Galmwaldes, venne istituita una Riserva genetica di 26,3 ettari.

    L'importanza ecologica della quercia, sia quale substrato di legno vivo, che di legno morto, è impressionante in quanto nessun altra specie arborea autoctona ospita così tante specie di insetti (Fig. 9). Secondo studi scientifici sono circa 400 le specie di farfalle, diverse decine quelle di Ditteri e Imenotteri, oltre 100 specie di coleotteri oltre che molte altre specie di insetti, ragni, uccelli e mammiferi che dipendono per vivere dalla quercia. Inoltre, le vecchie querce offrono le condizioni di vita ideali per svariate specie di muschi e licheni, soprattutto per la Bactrospora dryina, un lichene tipico della quercia e attualmente minacciato di estinzione.

    Mitologia, simbologia e scienze mediche

    Da tempo immemorabile, la quercia è il simbolo di potere e forza, un albero impiegato quale oracolo e per cerimonie a carattere giuridico che è stato adorato da molti popoli. Il più famoso albero in questo contesto è stata la Quercia di Donar presso Geisslar (D), venerata per secoli dai Popoli Teutonici. Secondo la tradizione, il missionario cristiano Bonifacio nel 723 fece abbattere questa Quercia allo scopo di porre fine al culto pagano fino ad allora praticato in questa regione. Una tradizione simile è presente anche nella Svizzera. Una quercia che cresceva a Disentis (GR) è stata utilizzata da secoli per culti e cerimonie pagane. Nell’8° secolo essa venne abbattuta dal monaco Sigisberto per fondare, al suo posto, il famoso monastero benedettino, tutt’ora esistente..

    Come simbolo e un segno di vittoria e di eroismo le foglie di quercia fecero la loro prima apparizione su una Croce di Ferro tedesca nel 1813. In seguito la corona di quercia fu usata come ornamento per le medaglie destinate ai vincitori dei tornei di ginnastica, assieme all’emblema del Partito Nazional-Socialista dei Lavoratori, durante il periodo inglorioso del Terzo Reich. [N.d.t.: si fa notare che corone di foglie di quercia erano già state utilizzate diversi secoli prima nel conio di monete dell’antica Grecia].

    Ancora oggi foglie di quercia e ghiande in Germania adornano i gradi del personale forestale e degli alti ufficiali. Anche varie monete tedesche, da quelle dell'Impero tedesco del 1871, al buon vecchio Marco tedesco per giungere oggi alla moneta tedesca da 1 Euro, sono adornate con ghiande e foglie di quercia (Fig. 10).

    Per la medicina da segnalare soprattutto l’uso della corteccia di piante di querce giovani. Essa contiene infatti fino al 20% di tannini, impiegati per curare varie malattie. Decotti usati per dei semicupi aiutano in caso di emorroidi, fistole e infiammazioni dell'utero, oppure sono usati per fare gargarismi allo scopo di curare tonsille gonfie, gengive infiammate, mal di gola e alitosi. Il the a base di corteccia di quercia ha un effetto curativo nelle malattie dello stomaco e della mucosa intestinale ed in casi di diarrea

    Frasi e proverbi

    “Al primo colpo non cade la quercia”
    “Un ragazzo (o una persona) forte come una quercia”
    “La quercia non si rialza all'ombra del cipresso” (il cipresso e la quercia non crescono l'uno all'ombra dell'altro)
    “Quando si abbatte una quercia, la sua caduta echeggia in tutta la foresta, ma cento ghiande possono essere seminate in silenzio da un venticello che nessuno nota.”
    “La quercia storta si raddrizza con la botte.”
    “La quercia, un tempo, non fu che una ghianda.”
    “Aspetta il porco alla quercia” (proverbio)
    “Il fungo cresce prima della quercia ma non dura quanto un cavolo” (Proverbio).
    “Legno di pino non fa schegge di quercia” (proverbio).
    “Ogni essere umano viene al mondo con una dotazione unica di potenzialità e aspira a realizzarsi così come la ghianda aspira a diventare la quercia che si porta dentro” (Aristotele)

    Fonti bibliografiche

    • Curatorium Albero dell’anno
    • Erni, Franz Xaver: Eichen: eine Spurensuche: zur Geschichte der Eichen in der Schweiz. In: Gartenbau, Jg. 118, 1997, Nr. 34, S. 16-17.
    • Haerkötter, M.; Haerkötter G. (2011): Das Geheimnis der Bäume. Sagen, Geschichte, Beschreibungen. Anaconda Verlag. 320 S. ISBN : 978-3-86647-575-5
    • Brunner, M. ( 2012): Baumriesen der Schweiz. Werd Verlag. 239 S. ISBN: 978-3-85932-629-3
    • Laudert, D. (2009): Myhtos Baum. BLV Verlag. 256 S. ISBN: 978-3-8354-0557-8

     

    Traduzione: Fulvio Giudici, Sant’Antonino