In Europa l’introduzione accidentale di specie animali e vegetali non è un fenomeno nuovo. Significativo è il caso di due Cerambicidi provenienti dall’Asia: il Tarlo asiatico del fusto e il Tarlo asiatico delle radici. Entrambe rappresentano una seria minaccia per l’attività vivaistica e il verde urbano. La loro diffusione potrebbe avere forti ripercussioni sugli ecosistemi forestali confinanti.

Anoplophora glabripennis (Tarlo asiatico del fusto) e Anoplophora chinensis (Tarlo asiatico delle radici) sono specie originarie dell’estremo Oriente (Cina, Corea e Taiwan). La prima segnalazione di A. glabripennis al di fuori dell’areale di origine risale al 1996, negli Stati Uniti. Da quel momento e malgrado i tentativi di controllo attuati in nord America e Canada, numerosi focolai si sono avvicendati negli anni successivi.

In Europa la specie è stata segnalata nel 2001 a Braunau (Austria) e in seguito in Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi, Inghilterra e Svizzera. Un numero relativamente inferiore di infestazioni riguarda invece A. chinensis. Negli areali d’origine è un insetto chiave degli agrumeti (Citrus Longhorned Beetle) mentre in  Europa esso ha finora colpito piante ornamentali a foglia caduca. La sua prima segnalazione risale all’estate del 2000, in provincia di Milano, dove è tutt’ora sottoposta a un programma di contenimento. In seguito altri focolai sono stati riscontrati in Francia, Olanda e Regno Unito.

Morfologia

Gli adulti di entrambe le specie hanno dimensioni variabili da 20 a 37 mm. I maschi sono generalmente più piccoli rispetto alle femmine e possiedono antenne più lunghe che eccedono di circa un terzo la lunghezza del corpo; nelle femmine invece, queste sono lunghe tanto quanto il corpo (Figura 1).

La differenza principale tra gli adulti di A. glabripennis e A. chinensis è nelle elitre: interamente lisce e finemente punteggiate nella prima, chiaramente granulose sulla parte prossimale al corpo, nella seconda (Figura 2). Le larve sono apode, lunghe circa 5 cm a maturità e contraddistinte da una sclerificazione del pronoto con una pigmentazione irregolare e ben visibile. Una determinazione sicura delle larve richiede tuttavia un’analisi molecolare.

Ciclo di vita

Il ciclo di sviluppo di entrambe le specie è simile. Le femmine di A. glabripennis depongono le uova nella parte alta della pianta, scavando un’incisione a forma d’imbuto nella corteccia dei rami o del fusto. Le uova di forma allungata, appiattita e di color crema, sono lunghe da 5 a 7 mm e sono deposte nella zona del cambio. Ogni femmina depone da 30 a 60 (eccezionalmente fino a 200) uova. Dopo 1 o 2 settimane, le larve fuoriescono e iniziano a nutrirsi a spese del floema. Raggiunta la terza età larvale, si approfondiscono nel legno, scavando gallerie a sezione ovale lunghe fino a 30 cm. In primavera si impupano in una camera ricavata all’estremità della galleria, vicino alla corteccia. Il coleottero adulto rimane nella cella pupale per alcuni giorni, per poi sfarfallare attraverso un foro circolare di circa 1 cm di diametro (Figura 3).

La fuoriuscita degli adulti dipende dalle condizioni termiche e alle nostre latitudini si estende da fine maggio ad agosto. In Europa centrale il ciclo di sviluppo si compie generalmente in 2 anni.

Dopo lo sfarfallamento gli adulti si spostano nelle chiome, dove si nutrono di corteccia dei giovani germogli e di foglie e piccioli (Figura 4). Se l’albero è ancora abbastanza vitale, gli insetti restano su di questo e ovidepongono. Informazioni dettagliate riguardanti la propensione al volo di tali specie sono ancora carenti, ma certo è che gli spostamenti si registrano durante le giornate di sole e con temperature elevate, entro distanze limitate, che in Lombardia sono state quantificate in circa 400 m di raggio dalla pianta colpita (Cavagna 2012). La fuoriuscita degli adulti dipende dalle condizioni termiche e alle nostre latitudini si estende da fine maggio ad agosto. In Europa centrale il ciclo di sviluppo si compie generalmente in 2 anni.

Le incisioni da ovideposizione di A. chinensis sono per lo più a forma di T rovesciata e localizzate alla base del tronco o sulle radici affioranti, anche se si sono osservati alberi di platano con segni di ovideposizione fino a 4 m di altezza. Durante lo sviluppo larvale l’abbondante fuoriuscita di rosura si accumula alla base dei fusti, nei pressi delle radici superficiali o del colletto (Figura 5), dove si trovano i fori di sfarfallamento.

Piante ospiti

A. glabripennis e A. chinensis attaccano piante sane, in buone condizioni vegetative, appartenenti a latifoglie arboree e arbustive, in tutte le classi di età, a partire da fusti di circa 3 cm di diametro.

Nella zona di origine il A. glabripennis ha come ospiti d’elezione piante appartenenti ai generi Acer (aceri), Populus (pioppi), Salix (salici) e Ulmus (olmi). Ma negli Stati Uniti e in Europa ha colpito anche Aesculus (ippocastano), Betula (betulla) e altri ospiti minori.

A. chinensis ha un range di piante ospiti ancor più ampio e che include un elevato numero di specie ornamentali. In nord Italia, ha colpito principalmente Acer (acero saccarino), Betula (betulla), Carpinus (carpino) e Corylus (nocciolo) e, occasionalmente, anche su Alnus (ontano), Fagus (faggio), Malus (melo) e Platanus (platano). A differenza della maggior parte dei Cerambicidi indigeni, le due specie asiatiche infestano anche piante che non mostrano alcun sintomo di deperimento o stress. Alberi giovani e con fusti di piccole dimensioni possono soccombere in breve tempo, mentre piante di dimensioni importanti sopportano meglio l’attacco.

Danni economici da A. chinensis

In Europa la più grossa infestazione da A. chinensis è stata riscontrata in Lombardia (Provincia di Milano). L’area sottoposta a misure fitosanitarie è a tutt’oggi di circa 400 km2 , con circa 25’000 piante abbattute e la spesa complessiva sostenuta nei dieci anni successivi al primo rinvenimento di 18 milioni di Euro, in gran parte stanziati per il monitoraggio, gli abbattimenti e le successive operazioni di rimessa a dimora di specie non suscettibili all’insetto.

Possibili modalità di introduzione

I due Cerambicidi sfruttano canali di introduzione differenti.

Le larve del A. glabripennis si trovano nel legno da imballaggio proveniente dall’Asia e completano il loro sviluppo anche in tavole sottili fino a 1,5 cm. Gli stadi larvali del A. chinensis sono importati all’interno di piante ornamentali, in genere aceri e bonsai. Dal momento che A. chinensis attacca principalmente la base del fusto e le radici, la sua introduzione attraverso il legno lavorato è pertanto improbabile. A. glabripennis e A. chinensis sono considerate organismi da quarantena su tutto il territorio europeo e come tali sottoposti a sorveglianza fitosanitaria e controllo obbligatorio.

Misure di prevenzione

Le misure preventive più importanti sono basate sui controlli all’importazione.  In particolare gli imballaggi in legno massiccio utilizzati nelle importazioni devono rispondere agli standard ISPM-15, che prevedono un trattato termico o chimico del legno. Gli imballaggi devono essere inoltre sottoposti ad accurati controlli fitosanitari secondo le direttive 2013/92 della Union e Europea. Tutte le piante vive provenienti da Paesi extra-UE e appartenenti ai generi specificati nella Decisione Europea (2012/138/EU), devono essere accompagnate da un certificato fitosanitario.

Importazioni di materiale vegetale sottoposto a certificazione sono sistematicamente controllate alle frontiere dell’Unione Europea. Piante potenzialmente ospiti di A. chinensis e provenienti da zone infestate nella Comunità, devono essere accompagnate da un passaporto fitosanitario.

Provvedimenti in caso di infestazione

In caso di infestazione vige per entrambe le specie un obbligo di notifica e di lotta. Oltre alla tempestiva demarcazione dell’area infestata, è necessario attivare una serie di misure fitosanitarie. Gli imballaggi o la legna da ardere infestati, devono essere immediatamente distrutti o inceneriti, trattamento applicabile pure al legname di piante infestate, che nel caso del Tarlo asiatico delle radici include pure le ceppaie e le radici. Oltre alle piante infestate devono essere rimosse anche quelle potenzialmente ospiti presenti in un certo raggio. Se una tale misura preventiva non fosse praticabile, gli alberi limitrofi dovranno essere attentamente controllati più volte durante l’anno (Figura 6). L’uso di insetticidi e di trappole a feromoni sono ancora nella fase di studio.

Sintomi di un sospetto attacco di A. glabripennis o A. chienensis

  • segni di ovideposizioni a forma di imbuto o di fessura visibili nella corteccia
  • fori circolari di circa 1 cm di diametro
  • segni di attività trofica visibili sulla corteccia verde di ramoscelli sottili, con presenza di singoli rami o di parti della chioma deperienti
  • emissione di rosura fine o grossolana dalla corteccia o dalla base del fusto
  • deflusso di linfa dai punti di ovideposizione o dai fori di sfarfallamento
  • grosse larve presenti nel legno

Un attacco di A. glabripennis o A. chinensis è da escludere in caso di: 

  • infestazione su alberi di conifere
  • fori ovali o con diametro fino a 8 mm
  • fusti o rami di diametro inferiore a 1,5 cm
  • larva con zampe toraciche

Monitoraggio

Quando si riscontra un’infestazione è necessario delimitare aree nelle quali le specie ospiti devono essere controllate. Un supporto alle attività di sorveglianza può essere fornito dai cani segugi addestrati, in grado di fiutare la presenza dei Cerambici in tutte le fasi di sviluppo, sia negli imballaggi in legno, sia su piante vive che abbattute. Nel caso di eradicazione, l’area deve comunque essere attentamente monitorata nei quattro anni successivi. Solo a questo punto, le restrittive misure fitosanitarie possono decadere. In aggiunta alla sorveglianza attiva è pure importante sensibilizzare i vivaisti, i produttori di imballaggi in legno e la popolazione delle aree infestate tramite poster, volantini o spot televisivi.

Possibilità di confusione con altre specie

Un’identificazione corretta dell’infestazione è decisiva per adottare misure fitosanitarie idonee. Una chiave di differenziazione dettagliata tra A. glabripennis e A. chinensis, riguardante gli adulti, le larve e i sintomi di specie indigene simili, è stata di recente pubblicata sulla Notizia per la Pratica no. 50 (PDF).

Traduzione: Fulvio Giudici e Marco Conedera
Revisione: Beniamino Cavagna

Bibliografia

  • Cavagna, B., 2012: Lombardy Region experience to support the prediction and detection strategies. Anoplophora chinensis & Anoplophora glabripennis: New tools for predicting, detecting and fighting - How to save our forests and our urban green spaces. Conference in Milan, Italy, 9-11 May 2012.
  • Per un complemento dei riferimenti bibliografici si veda la bibliografia dettagliata riportata nella Notizia per la Pratica.

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