I giovani germogli e le gemme dei piccoli alberi da sempre hanno un posto privilegiato all’interno del regime alimentare di caprioli, camosci e cervi. Questi animali dipendono da queste fonti di nutrimento e possono pertanto influenzare negativamente la rigenerazione naturale delle foreste (Fig. 1). È questo il motivo per il quale i Cantoni e l'Inventario Forestale Nazionale (IFN) conducono regolarmente delle indagini sull’intensità dei danni da morsicatura e sull'influsso che esso ha sullo sviluppo delle piante.

Particolarmente sensibili sono in special modo le foreste che esercitano una protezione contro caduta di pietre, valanghe o frane, poiché una rinnovazione più lenta o addirittura la scomparsa di alcune specie arboree possono causare seri problemi e richiedere l'attuazione di provvedimenti tecnici sostitutivi, piuttosto costosi. Se la scelta delle specie è di per sé già condizionata dalla natura, come nelle foreste di montagna, la perdita di ogni singola specie forestale risulta ancor più pregiudizievole. Tuttavia i danni provocati dalla selvaggina assumono una sempre più grande importanza anche nelle altre foreste.

Una base di discussione oggettiva

Disporre di una ampia gamma di opzioni selvicolturali è importate non solo per garantire una elevata diversità in termine di specie, ma anche per ottimizzare la stabilità e la resilienza delle foreste ai cambiamenti climatici. Tuttavia, un elevato numero di specie arboree latifoglie che resistono alla siccità e che in futuro saranno sempre più importanti essendo in grado di costituire dei popolamenti, sono sensibili ai danni da morsicatura. Ad esempio la Roverella, meglio adattata alla siccità rispetto al Pino silvestre, è anche più suscettibile di subire danni da selvaggina ungulata.

Con una prospettiva su scala nazionale come quella qui adottata, i membri del gruppo di lavoro Foresta e Selvaggina, costituito dalla Società Forestale Svizzera, auspicano elaborare una base di discussione oggettiva per affrontare questa problematica foresta-selvaggina, fornendo altresì impulsi per promuovere lo sviluppo del settore forestale a livello nazionale. Gli autori si limitano comunque alla problematica dei danni da morsicatura, pur riconoscendo l'importanza che assumono pure i danni provocati dalla scortecciatura.

Una panoramica su scala nazionale è possibile?

Per ottenere una visione d’insieme a livello nazionale, la sfida principale è quella di fare delle sintesi partendo da basi di dati assai diverse. A dipendenza delle strutture presenti e degli interessi in gioco, ogni Cantone ha sviluppato una propria metodologia per valutare l’impatto della selvaggina sul ringiovanimento forestale. I diversi metodi sono stati infatti utilizzati in anni diversi e con differenti standard di qualità (Fig. 2).

La maggior parte dei Cantoni hanno realizzato delle indagini basate su valutazioni dei danni provocati dalla selvaggina ungulata eseguite visivamente da personale esperto, sulla base di stime grossolane dei danni, di liste di controllo o di recinzioni con rinnovazione–testimone (fig. 3) o altri mezzi ausiliari. Alcuni Cantoni basano le loro valutazioni su rilevamenti sistematici eseguiti in delle superfici di riferimento o all’interno di in un reticolo sistematico cantonale di aree di saggio. Anche se tutti i dati raccolti non soddisfano uno standard scientifico, essi costituiscono comunque una base di riferimento per le questioni riguardanti gli accordi foreste-selvaggina e relative attività venatorie nei vari Cantoni.

I danni da morsicatura visti da un’ottica forestale

L'influsso della morsicatura da parte degli ungulati sulla rinnovazione è stata valutata tramite osservazioni specifiche eseguite da esperti forestali sul 65% della superficie forestale svizzera, distribuita in 17 Cantoni. La qualità di queste indagini è molto variabile, considerato che i metodi spaziano da una valutazione puramente visiva stimata da parte dei forestali, fino a una tassazione sistematica delle piantine secondo direttive chiare, eseguita a volte in combinazione con inventari tramite campionamenti e sperimentazioni basate su recinzioni di controllo.

In generale, le superfici sono attribuibili a una delle tre seguenti categorie di impatto della selvaggina, contraddistinte da simboli colorati tipo "semafori":

  • Riscontro visivo Classe 1 (verde): influsso del tasso di morsicatura degli ungulati inesistente o scarso;
  • Riscontro visivo Classe 2 (giallo): definito in modo diverso a seconda del Cantone: influsso del tasso di morsicatura degli ungulati incerto oppure che spazia, dal punto di vista selvicolturale, da “ancora accettabile” fino alla “sparizione di una specie”;
  • Riscontro visivo Classe 3 (rosso): influsso del tasso di morsicatura degli ungulati elevato o inaccettabile dal punto di vista selvicolturale.

Secondo questa classificazione, il 68% delle aree forestali della Svizzera valutate da esperti tramite riscontro visivo, rientrano nella Classe di impatto 1, il 27% nella Classe 2 e il 5% della Classe 3 (Fig. 4). Nei Cantoni che non distinguono le due categorie 2 e 3, la valutazione è stata prudentemente attribuita alla classe di impatto 2.

Tra i Cantoni (Tabella 1) esistono differenze molto marcate. A Ginevra, per esempio, il 70% della superficie forestale è attribuita alla classe di impatto 2 e il 30% in classe diimpatto 3. Al contrario, nel Canton Giura, l'influsso della selvaggina ungulata sembra essere bassa (sul 100% dell’area forestale l’influsso della selvaggina è stato attribuito alla Classe 1). In 10 Cantoni sui 17 che hanno eseguito valutazioni visive tramite esperti, oltre il 25% della superficie forestale è assegnato alle Classi di impatto 2 e 3.

Si deve tuttavia evidenziare che la Classe 2 non ha le medesime caratteristiche in tutti i Cantoni. Laddove sono disponibili dati anche per comprensori più piccoli, come nelle zone con selvaggina gestita o a livello di circondario forestale, lo studio evidenzia differenze regionali anche all'interno dei medesimi Cantoni, come ad esempio nel caso del Canton Berna (fig. 5), dove solo l'11% della superficie forestale è attribuito alla Classe di influenza 3, v. Tabella 1. In 3 delle 18 aree con gestione venatoria degli ungulati, questa percentuale varia tra il 30 e il 50%. All’interno di 6 comprensori simili, la soglia critica a partire dalla quale il documento Aiuto all’esecuzione bosco e selvaggina prevede l’elaborazione di uno specifico piano di gestione "bosco e selvaggina" con relativi provvedimenti, viene superata.

Intensità dei danni da morsicatura degli ungulati sulla base di inventari

Accanto ai rilevamenti dei danni dovuti alla selvaggina ungulata tramite riscontri visivi eseguiti da osservatori esperti, i danni da morsicatura possono essere rilevati tramite inventari che calcolano i cosiddetti “tassi di morsicatura”. Questi sono definiti come il rapporto tra il numero di alberi giovani che hanno subito danni da morsicatura, rispetto a tutti gli alberelli presenti nella rinnovazione. In generale, tali inventari considerano unicamente la morsicatura (asportazione) del germoglio terminale del precedente anno vegetativo (come nel caso dell’Inventario Forestale Nazionale - IFN) o l'anno in corso (nel caso dei rilevamenti delle aree forestali di riferimento).

Per poter valutare l’intensità dei danni da morsicatura e l'impatto della selvaggina ungulata sulla rinnovazione forestale in maniera oggettiva e riproducibile, è necessario definire quale livello di morsicatura influisce in modo significativo sullo sviluppo di ciascuna specie e per ogni stazione. In Svizzera per definire i tassi di morsicatura ammissibili si utilizzano i valori-soglia definiti da K. Eiberle proprio per questo scopo.

Va ricordato che non è possibile adottare una relazione lineare tra il tasso di morsicatura presente sugli alberelli e la capacità di insediamento e di sviluppo della rinnovazione naturale. La reazione degli alberelli dopo aver subito danni da morsicatura da parte degli ungulati è spesso migliore laddove le condizioni di crescita sono migliori (Fig. 6), rispetto alle stazioni forestali con condizioni di crescita meno favorevoli. Questo fattore deve essere tenuto in considerazione al momento di valutare l'influsso effettivo della selvaggina ungulata sulla base dei tassi di morsicatura.

 

a) Intensità dei danni da morsicatura secondo l’Inventario Forestale Nazionale IFN

Le analisi che risultano dai rilevamenti del 4° inventario IFN (anni 2009-2013) offrono una panoramica oggettiva sulla situazione a livello di intera Svizzera per i tassi di morsicatura per le diverse specie arboree, in funzione dello stadio altitudinale della vegetazione e della regione. In generale, gli effetti più negativi di una presenza eccessiva di selvaggina ungulata sono riscontrabili sulla Quercia a livello di fascia collinare, sull’Abete bianco nella fascia montana e sul sorbo degli uccellatori a livello di fascia boschiva subalpina (fig . 7). I tassi di morsicatura rilevati dall’ IFN sono simili o superiori ai valori-soglia bilanciati in funzione delle specifiche fasce vegetazionali altitudinali.

Per l'Abete bianco questo accade in tutte le Regioni, ad eccezione del Sud delle Alpi. Per la Quercia, la percentuale di morsicatura è particolarmente elevata nel Giura e sull'Altipiano, corrispondenti al suo areale di distribuzione principale. L’Acero montano è fortemente morsicato in tutte le Regioni, con valori particolarmente elevati nelle Alpi Sud-orientali. La pressione provocata dagli ungulati sulle gemme terminali del Sorbo degli uccellatori, è invece considerevole in tutte le Regioni. Questo vale in particolare nella fascia subalpina, dove il Sorbo degli uccellatori assume un importante ruolo in svariate associazioni vegetali che compongono le foreste di protezione.

Colpisce il fatto che nessuna Regione o fascia altitudinale è caratterizzata da un tasso di morsicatura particolarmente elevato per tutte le specie arboree. All’epoca del 1° IFN (rilevamenti 1983-1985) venne evidenziato un netto gradiente Est-Ovest, con un tasso di morsicatura più marcato verso Est.

b) Intensità dei danni da morsicatura in base agli Inventari Forestali cantonali

I Cantoni di Appenzello Interno, Appenzello Esterno, Friburgo e Neuchâtel eseguono dei rilevamenti dei danni degli ungulati su di un reticolo sistematico di aree di saggio che copre l'intero territorio (vedi Fig. 2). Nel Cantone di Appenzello Interno, i tassi di morsicatura dell’abete rosso, dell’abete bianco e del frassino sono prossimi ai valori-soglia. Nell’Appenzello Esterno, i valori-limite vengono superati in tutto il Cantone per l'abete bianco e nell'entroterra del Cantone per l’acero montano, mentre il tasso per il faggio è vicino ai valori-soglia in tutto il Cantone. Nel Cantone di Neuchâtel, i tassi di morsicatura sono particolarmente elevati per l'abete bianco e per la quercia. Nel Canton Friborgo, l'inventario cantonale mostra che su circa i due terzi del territorio, almeno una specie arborea presenta tassi di morsicatura superiori al valore-soglia e più specie sono prossime a questo valore.


c) Tassi di morsicatura nella aree forestali di riferimento

Invece di allocare in modo sistematico le aree di saggio sull’intera superficie forestale del Cantone, i rilevamenti possono essere concentrati in comprensori ben delimitati, le cosiddette aree forestali di riferimento o indicatrici. A livello di intera Svizzera, vi sono più di 250 di queste aree, distribuite in 17 Cantoni e che sono soggette a dei rilevamenti eseguiti a scadenza annuale o biennale. I metodi di rilevamento sono i medesimi in tutte le aree, mentre i criteri di selezione delle aree invece possono variare. Esse sono spesso delimitate in zone ritenute problematiche o critiche da parte di esperti forestali. È pertanto difficile estrapolare i risultati di queste aree indicatrici per territori più estesi. Ciò nonostante, queste aree di riferimento sono preziose quale complemento ai riscontri visivi effettuati dagli specialisti e per mostrare l'evoluzione nel tempo dei tassi di morsicatura per le diverse specie forestali.

Conclusioni

Circa sui due terzi della superficie forestale svizzera soggetta a osservazioni visive da parte di esperti, l'influsso della selvaggina ungulata (cervi, camosci e caprioli) sulla rinnovazione forestale può essere considerata come non significativa. Questa costatazione può apparire positiva, anche se bisogna tenere conto che:

    • Su circa un terzo della superficie forestale esaminata (circa 250’000 ha) l’impatto della fauna selvatica sul ringiovanimento è un tema importante.
    • Situazioni problematiche su piccole aree non sono visibili in una visione d'insieme, ma possono tuttavia assumere una enorme importanza a livello regionale (ad esempio all’interno dei boschi di protezione).
    • La totale scomparsa di una specie passa spesso inosservata: se una specie arborea sparisce totalmente a causa dei danni da morsicatura, non è più possibile calcolare nessun tasso di morsicatura ed anche una valutazione visiva da parte di esperti diviene alquanto difficile, se non sono a dispone recinzioni di controllo.
    • Le specie rare, che sono spesso assai gradite dagli ungulati selvatici - come ad esempio il Tasso - non possono essere esaminate sulla base di inventari eseguiti a scala cantonale o di intera Svizzera.
    • Le svariate specie forestali fanno anch’esse parte della biodiversità delle foreste, così come avviene per cervi, caprioli, camosci, lupi e linci.
    • L'Abete bianco e la Quercia subiscono una notevole pressione in termini di morsicatura a livello svizzero, situazione che ostacola la rigenerazione delle foreste, perlomeno per quanti riguarda queste specie.
    • L'Abete bianco costituisce la terza specie forestale più comune in Svizzera e riveste una particolare importanza per la stabilità delle nostre foreste a causa delle sue radici che penetrano in profondità.
    • In un contesto di cambiamenti climatici, la Quercia è una specie anch’essa insostituibile all’interno del suo areale di distribuzione, analogamente a quanto avviene per l'Abete bianco in numerosi boschi di protezione.
    • L'Acero montano e il Sorbo degli uccellatori sono particolarmente vulnerabili all’interno della fascia subalpina, anche perché in questi boschi la gamma di specie nel ringiovanimento delle foreste è piuttosto limitata per natura ed anche poiché la crescita delle piante è forzatamente lenta a causa delle condizioni climatiche sfavorevoli.

      Quali insegnamenti trarre per il futuro?

      Una valutazione dell'impatto della selvaggina ungulata sul ringiovanimento forestale ampiamente accettata e condivisa costituisce una base importante per qualsiasi discussione riguardante l’interazione bosco-selvaggina. La panoramica con dati inter-cantonali presentata grazie a questo contributo, colma una lacuna a livello nazionale. Da essa scaturisce che i rilevamenti sistematici sui danni da morsicatura arrecati dalla selvaggina ungulata (Inventario Forestale Nazionale, inventari forestali cantonali, aree forestali di riferimento) rappresentano una importante base, ma che da soli non possono sostituire le valutazioni dell’ impatto della fauna selvatica eseguite da parte degli esperti forestali tramite osservazioni visive. Essi rappresentano piuttosto un complemento importante, essendo in grado di fornire elementi che devono essere interpretati alla luce della conoscenze sulle foreste locali.

      La diversità dei metodi di rilevamento complica attualmente un confronto tra Cantoni o Regioni. Tenuto conto che le problematiche forestali si sviluppano a prescindere dei confini politici, sarebbe importante concordare dei metodi di osservazione visivi eseguiti da esperti forestali che siano ampiamente unificati ed armonizzati per tutta la Svizzera, oltre che suddividere le aree forestali in comprensori di valutazione sulla base di criteri uniformi, che tengano ad esempio conto delle aree con modalità di gestione venatoria specifica della fauna ungulata.

      Ciononostante anche questi migliori propositi ed una base di dati armonizzata da sola non sarà comunque sufficiente. I problemi connessi con i danni da morsicatura provocati dalla selvaggina ungulata sulla rinnovazione forestale potranno essere affrontati e risolti solamente a condizione che:

        • le cerchie forestali e della caccia cerchino di dialogare sulla base di uno spirito di apertura e di reciproco rispetto, cercando assieme di esplorare vie anche nuove;
        • vengano definiti degli obiettivi comuni sia per l’insediamento della rinnovazione e lo sviluppo delle foreste, che per la costituzione di habitat idonei per la fauna;
        • delle forme appropriate di cooperazione siano messe a punto e adottate per consentire alle parti coinvolte ed interessate di risolvere i problemi a livello regionale.

        Traduzione: Fulvio Giudici, Sant’Antonino (TI)