Mentre la maggior parte degli incendi boschivi che si verificano in ​​Ticino avviene durante il semestre invernale, è piuttosto in estate che il Vallese si trova ad affrontare il pericolo maggiore. Questa situazione dovrebbe aumentare ulteriormente nei prossimi decenni se il clima continuerà ad evolversi in linea con le nostre attuali previsioni. Infatti, l’aumento delle temperature estive provoca una maggiore evaporazione dell'acqua a parità di precipitazioni, ancor più marcata in caso di una loro contrazione. Sui terreni secchi del Vallese l'acqua disponibile per le piante diviene quindi sempre più scarsa. In tali condizioni, il fuoco può propagarsi più facilmente e causare danni maggiori rispetto a quanto avviene oggi.

Interventi mirati, prima e dopo l'incendio della foresta

A seguito di condizioni di siccità estive ancora più marcate il pericolo di scoppio di incendi boschivi nelle vallate alpine secche tenderà ad aggravarsi. Incendi più frequenti potrebbero alterare in modo significativo lo sviluppo delle foreste, riducendone i volumi di legname presente ed accrescendo i pericoli di erosione e di caduta di sassi. E' comunque possibile contrastare questi pericoli attraverso misure di tipo preventivo: costruzione di bacini di prelievo dell’acqua per gli interventi di spegnimento, costruzione di ulteriori strade di accesso e tagliafuoco nelle foreste di protezione minacciate ed una rigorosa applicazione del divieto di accendere fuochi all’aperto.

Le regioni minacciate necessitano di strategie di lotta contro gli incendi boschivi che comprendono anche misure di tipo preventivo, così come pure il monitoraggio dei pericoli, l'organizzazione dei corpi pompieri e il miglioramento delle infrastrutture di intervento. A seguito dello scoppio di un incendio boschivo, si impongono misure sia a livello tecnico, che operativo. Esse spaziano dalla messa in sicurezza dei pendii alfine di prevenire l'erosione e la caduta di frane e di sassi, fino alla predisposizione di opere di difesa contro le valanghe e alla realizzazione di rimboschimenti. Nelle aree vulnerabili è auspicabile aumentare la percentuale di specie arboree provviste di corteccia spessa e in grado di emettere polloni dopo un incendio.

Sulla superficie bruciata a monte del villaggio di Leuk ad altitudini inferiori a 1’100 m sono state reperite un certo numero di roverelle plurisecolari, in grado di produrre ancora gemme e germogli ed inoltre, al margine della zona percorsa dal fuoco ad oltre 1600 m di quota, più della metà dei larici presenti avevano emesso dei nuovi germogli durante i quattro anni successivi. Al contrario, gli abeti rossi bruciati lungo i margini boschivi non si sono praticamente più ristabiliti.

Elevata biodiversità caratterizzata dalla presenza di numerose specie rare

Gli studi eseguiti a Leuk hanno mostrato che la natura è in grado di recuperare rapidamente dopo un incendio boschivo. A causa del mutamento delle condizioni ambientali, la diversità delle specie di piante, insetti e ragni, cresce rapidamente e supera quella presente nelle foreste circostanti. Un fatto notevole per quanto riguarda gli alberi: le specie pioniere amanti della luce e provviste di semi leggeri che si disperdono facilmente con il vento, come il pioppo, la betulla e i salici, colonizzano una superficie di 300 ettari bruciati molto più velocemente rispetto alle specie longeve come l’abete rosso, il pino silvestre e il larice, che erano presenti prima dell’incendio. Questo poiché i loro semi sono pesanti e difficilmente il vento li trasporta oltre i 100 m di distanza.

Per una regione, una superficie incendiata può anche svolgere un ruolo determinante nel contesto della protezione della natura. A Leuk si sono ad esempio scoperte alcune specie vegetali e animali rare in Vallese come lo spinacio-fragola (Blitum virgatum), una pianta considerata come scomparsa, o la locusta italiana (Calliptamus italicus). Inoltre, numerose specie di longicorni, buprestidi, coleotteri e carabidi, sono apparsi improvvisamente ed in abbondanza dopo il passaggio del fuoco. Alcune di queste specie sono addirittura considerate come pirofile (amanti del fuoco) e di conseguenza, per svilupparsi completamente, necessitano di un sottobosco che è stato percorso dal fuoco.

Traduzione: Fulvio Giudici, Camorino

Bibliografia

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