L’abete bianco, una delle conifere indigene più frequenti, è una specie ombrivaga che appartiene alla famiglia delle Pinacee. Nel mondo le specie appartenenti al genere Abies sono una quarantina. Durante gli ultimi 15 anni in termini numerici, l’abete bianco è diminuito in Svizzera. Attualmente esso rappresenta solo il 10% degli alberi, cifra decisamente inferiore al 38% dell’abete rosso.

Su terreni fertili nelle nostre regioni gli abeti bianchi possono raggiungere i 50-55 metri di altezza e vivere fino a 600 anni. Durante questo periodo essi sono in grado di produrre più legname rispetto all’abete rosso. L’abete bianco possiede una ramificazione molto regolare, con rami principali sempreverdi raggruppati in palchi regolari disposti lungo il fusto, lungo e rettilineo. I rametti secondari sono invece disposti lungo il fusto secondo un andamento a spirale. Durante la fase giovanile l’abete presenta una chioma piuttosto conica, mentre con l’aumentare dell’età essa assume un forma più appiattita, assomigliante ad un nido di cicogna. L’apparato radicale, relativamente poco ramificato, è di tipo fittonante e raggiunge la profondità di 1,60 metri. Tra le conifere è una delle specie che meglio si ancora al terreno ed è dunque meno soggetta a rotture o sradicamenti provocati dalle tempeste.

La corteccia dei giovani abeti presenta un colore grigio chiaro argenteo e mantiene a lungo una superficie piuttosto liscia, caratterizzata dalla presenza di piccole "vescichette" di resina. Più tardi, vale a dire oltre i 50 anni d’età, la corteccia diviene più rugosa formando scaglie spesse da 3 a 8 millimetri dal colore cha va dal grigio-biancastro al grigio-scuro, struttura segnata da evidenti "fessure" trasversali. Gli aghi dell’abete bianco presentano una punta arrotondata che non punge, hanno una forma appiattita con una leggera incisione verso la punta. Il lato superiore degli aghi è lucente e di colore verde scuro, mentre quello inferiore è contraddistinto da due linee di colore bianco-azzurro. di consistenza cerosa.

Contrariamente all’abete rosso, gli strobili dell’abete bianco (i cosiddetti "coni")sono disposti verticalmente verso l’alto e sono presenti quasi unicamente nei rami superiori della chioma. Dopo la maturazione dei semi, verso la fine di settembre, i coni non si staccano cadendo integralmente al suolo, ma tendono piuttosto a sfaldarsi rimanendo comunque attaccati all’albero. Non appena le scaglie squamose si aprono, i semi fuoriescono e si disperdono volteggiando nell’aria, mentre il "torsolo" interno nudo rimane ancora a lungo attaccato ai rami della chioma. Un cono di abete contiene all’incirca 50 semi fertili, dunque in grado di germinare. I semi hanno una forma triangolare, sono di colore bruno scuro, presentano un’ala saldamente attaccata ai semi e sono all’incirca 6 volte più pesanti rispetto a quelli dell’abete rosso. Gli operatori specialisti del settore ritengono spesso che, se comparato con quello dell’abete rosso, il legno di abete bianco sia di qualità inferiore o addirittura scadente. Questo malgrado che il legno di abete bianco possiede delle ottime proprietà tecnologiche e rispetto all’abete rosso presenta i seguenti vantaggi:

  • non presenta canali e tasche resinifere;
  • è più denso, compatto, durevole e resistente alle intemperie, proprietà che ne permette un uso per lavori idraulici o a contatto con il terreno;
  • possiede caratteristiche meccaniche (resistenza e portata statica) ed un’attitudine all’impregnazione chiaramente superiore.

Non va tuttavia sottaciuto il fatto che spesso il legno di abete bianco presenta dei difetti qualitativi legati alle condizioni stazionali come il "cuore bagnato" e la "cipollatura". Il primo difetto consiste nella presenza di durame, la parte interna del fusto, che presenta un contenuto di umidità elevato, che nell’abete bianco può essere fino a 4 volte superiore rispetto a quello dell’abete rosso. La "cipollatura" è un’anomalia che si presenta sottoforma di separazioni che seguono l’andamento concentrico dei cerchi annuali, fenomeno che tende a essere più frequente con l’avanzare dell’età dell’albero.

Nell’Europa centrale i rami di abete bianco vengono apprezzati a scopo decorativo, per preparare corone dell’Avvento e quale materiale di copertura. In passato, quando l’abete bianco era molto più frequente di oggi, i giovani esemplari venivano spesso utilizzati quali alberi di Natale, in quanto gli aghi rimanevano molto più a lungo sui rami rispetto all’abete rosso. Il nome tedesco "Tannen" derivava dal tedesco antico "Tanna", che in passato significava "foresta", nome che probabilmente ha origine anche nel termine indiano antico "dhanuch" (che significa "arco"), in quanto probabilmente la flessibilità del suo legno ne suggeriva un uso in questo senso. Rimane tuttavia il dubbio che vi sia stata una confusione con il "tasso", una conifera sempreverde dall’aspetto simile a quello dell’abete bianco e che presenta effettivamente un legname molto flessibile utilizzato per costruire archi! L’etimologia del termine italiano e latino "Abies" è probabilmente connessa con le declinazioni del verbo andare (vado).

Caratteristiche ecologiche

L’abete bianco è una specie idonea per costituire foreste miste, vale a dire soprasuoli boschivi pluri-strato nei quali questa specie assume l’importante ruolo di stabilizzatore ecologico. Grazie all’apparato radicale profondo, l’abete è in grado di colonizzare anche suoli forestali pesanti e bagnati, contribuendo in questo modo a trattenere l’acqua nel terreno. Numerose sono le specie animali che vivono sull’abete bianco o all’interno dei suoi habitat naturali: tra gli uccelli possiamo ad esempio citare la cincia mora o la nocciolaia.

La ricerca sull’abete bianco

All’Istituto forestale di ricerca WSL di Birmensdorf, numerosi gruppi di ricercatori si occupano dell’abete bianco: ad esempio nell’ambito di studi a lungo termine sulla produzione o di ricerche sul comportamento delle diverse provenienze in funzione delle diverse quote altitudinali. Sono inoltre in corso indagini sulla presenza sporadica di afidi dannosi per l’abete bianco come la Dreyfusia nordmannianae e la Dreyfusia piceae oltre che di Pityokteines curvidens, un coleottero scolitide corticolo tipico dell’abete bianco, oppure le infestazioni dovute ad altri insetti nocivi, a funghi parassitici oppure ai danni di morsicatura provocati dalla selvaggina ungulata.